ANNIVERSARIO. Per i 100 anni del Museo lo studioso Justin McDaniel
Tra i doni di Stefano Cardu a Cagliari un rarissimo manoscritto brahmanico
Quando Stefano Cardu (1849-1933) donò la sua vastissima collezione al Comune di Cagliari non poteva prevedere il valore scientifico che gli oggetti da lui acquisiti durante la permanenza alla corte del sovrano del Siam, attuale Thailandia, avrebbero rappresentato per gli studi futuri. Né che il suo Museo, l'unico in Europa dedicato interamente all'arte siamese, sarebbe diventato un luminoso faro per gli specialisti di tutto il mondo occidentale. Nel 1918, anno in cui i 1500 manufatti orientali furono per la prima volta esposti a palazzo Bacaredda, nuova sede del Comune di Cagliari, la contemplazione era guidata dall'imperante gusto antiquario e dal fascino esotico. I visitatori apprezzavano esteticamente materiali e tecniche, colori e fattura di porcellane, armi, avori e argenti. Difficile leggere le opere come parte di un più ampio contesto (allora non sufficientemente esplorato) e come testimoni e custodi di civiltà millenarie. In tal senso la collezione è stata invece analizzata ieri, alla Galleria comunale, da docenti provenienti dalle università statunitensi, protagonisti (con colleghi, storici dell'arte, esperti, direttori e curatori di istituzioni culturali italiane e sarde) della seconda giornata del convegno internazionale voluto per celebrare il centenario dell'apertura al pubblico dell'allestimento, primo dei Musei civici di Cagliari oggi ospitato alla Cittadella di piazza Arsenale.
Il tesoro
Tra i relatori Justin McDaniel, docente alla Pennsylvania University, tornato nel capoluogo sardo a distanza di un anno e mezzo dalla folgorazione. «Dopo aver fatto tappa ai Musei vaticani - ha ricordato Paola Mura, direttrice dei Musei civici, guidando i lavori - scoprì nella collezione Cardu quattro manoscritti molto ben conservati, miliari rispetto alle ricerche di cui è specialista». «Da soli - ha sottolineato l'esperto - questi documenti possono consegnare agli studiosi il 90 per cento delle cognizioni sulla cultura thailandese».
I manoscritti
Scelti sorprendentemente da Cardu proprio perché avessero valore paradigmatico del mondo che aveva esplorato da pioniere, custodiscono istruzioni per realizzare tatuaggi, assicurare protezione a casa, lavoro, salute e testi di astrologia. «Tra queste fonti c'è un rarissimo manoscritto brahmanico - ha detto - da me mai visto nemmeno in Thailandia, forse realizzato in risposta ai rituali reali compiuti a Bangkok e sicuramente usato perché accompagnato da note».
Il monaco professore
McDaniel è un personaggio a suo modo straordinario, così come lo fu Stefano Cardu, cagliaritano che fece fortuna alla corte del Siam grazie all'abilità di progettista. Esperto di religioni e antiche lingue asiatiche, il professore statunitense è stato monaco buddista in Laos e Thailandia. Nella borsa in cui trasporta carte e strumenti di lavoro, tiene anche una sorta di collana che è un originale manuale di storia dell'arte dei manoscritti orientali. Dentro i pendagli che la compongono - quasi degli amuleti - sono contenuti esemplari arrotolati e ripiegati. In una capsula di metallo è custodito poi l'osso di un dito del defunto maestro del docente, reliquia dentro cui è inserito un manoscritto. Si tratta di una consuetudine (ricorrente quella di incorporare ceneri di insegnanti e cari estinti nel supporto scrittorio, corteccia di gelso o foglie di palma) propria della cultura di cui McDaniel è esperto. Lo studioso ha fatto anche riferimento a questo rituale - ascendenza di pratiche sperimentate da medici francesi - nel descrivere l'arte della scrittura di cui i monaci restarono custodi (perché connessa alla religione) anche con l'avvento della stampa che in Thailandia si data al 1835. Oggetti che hanno un'imprescindibile valenza simbolica.
Status symbol
Lo stretto legame tra simboli e funzioni è stato al centro della relazione di Rebecca Hall. Docente alla South California University, ha mostrato come anche gli oggetti legati alla vita quotidiana, ben esibiti in ritratti e fotografie, avessero il compito di rappresentare lo status sociale dei loro proprietari. Particolarmente ricchi i corredi della famiglia reale, alla cui corte Cardu lavorò. Quel mondo e i suoi rapporti con l'Europa sono stati ieri rappresentati anche da Melody Rodari (Loyola Marymount University), da Francesco Morena, storico dell'arte del sud est asiatico e da Ruben Fais, già curatore del Museo siamese di Cagliari.
Il convegno
I lavori, chiusi ieri da una tavola rotonda, proseguono ancora oggi: il viaggio sulle orme di Stefano Cardu riparte (ore 15) dalla Cittadella di piazza Arsenale. Ospiti Gianluca Floris, Pierluigi Serra, Antonio Saba, Francesca Lixi e Alessandra Melis. Stamattina e domani visite guidate e gratuite al Museo.
Manuela Arca