L'avventura di "Vele, tonni e scimitarre" prosegue nell'ampia sezione della mostra dedicata al mondo avventuroso de “Le Pantere di Algeri”. E qui sono riprodotte, in tre sale, intitolate "Castelli sul Mar di Sardegna", "Battaglie in mare" e "Maghreb ed Algeri", le tre grandi ambientazioni del libro di Salgari. Attraversare questi ambienti, anche grazie all'accurato impianto scenografico che ricrea torri, castelli, scogliere, ma anche lussureggianti palazzi, fortezze e moschee, sarà come entrare nell'avvincente trama salgariana, partendo dalla parola scritta del romanzo e confrontandola con decine di “reperti” esposti e riconoscibili nella storia narrata dallo scrittore.
Tra questi gli importanti contributi giunti grazie ai prestigiosi rapporti di collaborazione che gli organizzatori della mostra hanno stretto con vari enti e istituzioni. Dal rapporto privilegiato con l'antico Sovrano Militare Ordine dei Cavalieri di Malta (e in particolare con la delegazione per il Piemonte e la Valle d’Aosta), ad esempio, arrivano sette preziosi dipinti che proiettano il visitatore nel mondo descritto da Emilio Salgari, tra cui “La flotta dell’Ordine di Malta”, un pregiato olio del XVIII secolo, due ritratti di Cavalieri di Malta e due acquarelli che rappresentano battaglie marinare, tutti risalenti alla metà del 1600.
Grazie alla collaborazione con l'Ordine religioso di Santa Maria della Mercede, la mostra ospita una statua lignea della Madonna di Bonaria, fedele riproduzione di quella che, secondo la credenza religiosa, approdò sulla spiaggia antistante l'attuale Basilica cagliaritana, il 25 marzo del 1370, ispirando la costruzione del Santuario e una profonda devozione popolare, e diventando protettrice dei Mercedari, l'ordine religioso tradizionalmente votato alla missione di riscattare dalla schiavitù i Cristiani fatti prigionieri dai mori.
La potente evocazione della cultura del Maghreb arriva da un'altra partnership importante: quella con la Fondazione "Orestiadi", istituzione nata a Gibellina in seguito alla distruzione del paese siciliano da parte del terremoto del 1968, e alla sua ricostruzione grazie all'apporto di alcuni dei maggiori artisti italiani e stranieri. Dalle collezioni di questa istituzione culturale, esposte nei suoi due musei (il "Museo delle trame Mediterranee" proprio a Gibellina, e quello nel Palazzo Bach Hamba, nella Medina di Tunisi) arrivano a Cagliari vestiti e gioielli ottocenteschi provenienti da Libia, Tunisia e Marocco, tra cui un preziosissimo abito nuziale tunisino.
A tutto questo vanno aggiunti i pezzi provenienti da collezioni private, quasi piccole mostre nella mostra, come le armi antiche (del collezionista Giovanni Maria Cannas), una ventina, tra fucili e pistole a pietra focaia, balestre, lance, spade e spingarde datate tra il 1600 e 1700, provenienti dall'Europa e dal Nord Africa. Oppure i diorami realizzati da Mario Cannas e Rita Monagheddu, fedeli riproduzioni di fortificazioni costiere della Sardegna e del Bedesten, l'antico mercato degli schiavi di Tunisi. O ancora i modellini di navi, copie in scala dei velieri su cui lo scrittore avrebbe ambientato le sue avvincenti battaglie in mare, e alcuni rari esemplari di libri di Salgari, tra cui un rarissimo volumetto illustrato de "La pesca dei tonni" stampato nel 1937.
Nelle sale dedicate a "Le Pantere d'Algeri" non ci sono solo reperti, ma anche alcuni moduli scenografici virtuali come i "magic box", attraverso cui si possono ascoltare brani di conversazioni d’amore tratte dalla scrittura di Salgari e scoprire i segreti del mondo arabo, come la danza rituale dei dervisci e le camere delle torture. Particolarmente suggestivo nell'evocare la sensazione di sfogliarlo fisicamente con un semplice click il “libro virtuale”, collocato nella grande sala al piano superiore: inserito in una sorta di grande leggìo, un maxischermo da 46 pollici permette ai visitatori di leggere le 52 pagine in grande formato di un fumetto degli anni Trenta tratto proprio dalla storia delle “Pantere d’Algeri” di Salgari. Intorno a questa postazione trovano spazio ancora disegni d’autore, realizzati appositamente per la mostra dai maestri del fumetto Jacques Ferrandez e Sergio Toppi, le illustrazioni dei grandi disegnatori salgariani dei primi anni del Novecento, come Gennaro Amato e Mario D‘Antona, e i quadri ispirati al Maghreb della giovane pittrice torinese Donatella Ribezzo.
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