Eventi

La via del fumetto passa anche per la Sardegna

Autore: Francesca Cossu,
25 novembre 2008, 11:59
Percorso di lettura sul mondo dei fumetti in Italia e in Sardegna esposto presso la Biblioteca di Via Newton di Cagliari.

Documenti Allegati

Un fumetto per raccontare la Sardegna. E lo si fa attraverso la matita degli innumerevoli disegnatori sardi che nel tempo hanno dato vita - è proprio il caso di dirlo - ad un universo fantastico dove si viaggia per i confini della nostra bella isola e si esplorano luoghi affascinanti e misteriosi attraverso le immagini di coloro che agiscono sullo spazio e danno vita, così, alle vicende che animano le pagine dei fumetti.
E’ questa la chiave di lettura mediante la quale sarà possibile consultare, presso la Biblioteca di Studi Sardi di via Newton n.5/7, il nuovo percorso letterario esposto nel sottopiano dell’edificio sul magico mondo dei fumetti.

La storia del fumetto ha origini assai remote. Esso, infatti, è figlio del XX secolo, ma si instaurò già in epoca preistorica quando i nostri antenati utilizzarono più sequenze di immagini illustrate sulle pareti delle caverne al fine di raffigurare scene di vita quotidiana ma anche racconti di interi popoli e battaglie.
E’ chiaro come in quei secoli la loro finalità fu prettamente documentaristica, in quanto per via di quelle immagini fu possibile costruire la storia della nostra terra, una narrazione per immagini in cui il testo non era strettamente necessario.
Arrivando al XX secolo, quando possiamo parlare di fumetto così come noi oggi lo intendiamo, si può individuare sulla sua funzione una esplicita matrice formativa. Esso divenne infatti un mezzo privilegiato per trasmettere ai bambini quel sapere che, in altri termini, sarebbe risultato noioso ai loro occhi. In poche parole nacque per gli adulti fino a diventare poi territorio per l’infanzia.

E quale modo migliore di un fumetto che narra della storia della propria terra per trasmettere in quei bambini il piacere della scoperta che altrimenti sarebbe accessibile a loro attraverso le pagine di un libro di storia o di geografia che apparirebbe sicuramente più noioso per loro.
E’ ciò che fa il libro di Ruggero Soru “ Sardinia Story”che, in chiave umoristica, rappresenta il tentativo- decisamente ben riuscito- di mostrare le radici della nostra identità sarda attraverso una divertente avventura che passa dalla civiltà nuragica a quella punico-romana, dal Regno di Arborea fino alla Sardegna dei nostri giorni dove regnano le diatribe politiche.

“L’isola dei fumetti” di Graziano Origa e Bepi Vigna è, invece, un’opera monografica e allo stesso tempo un dizionario enciclopedico che racchiude tutti i disegnatori e sceneggiatori sardi che hanno realizzato i personaggi più celebri del fumetto italiano. Da Mario Addis a Lorenzo Lepori, da Giovanni Manca alla famosissima Vanna Vinci, un percorso assai articolato che tra le altre cose prova a dare una risposta a domande quali “perché Tex va a cavallo tra i monti del Sulcis?” oppure “come ha fatto Martin Mistère a scoprire il segreto dei Nuraghi?”.

E’ con Simone Sanna che il fumetto si fonde con la letteratura di Grazia Deledda. Il trentenne disegnatore sardo rende onore alla narratrice, un po’ dimenticata dalle ultime generazioni, attraverso il suo celebre romanzo “Cenere” che, oltre ad appartenere al periodo artistico più felice della scrittrice nuorese, è anche un racconto strutturalmente semplice, in cui è facile isolare il nucleo narrativo fondamentale e che, quindi, ben si presta a essere tradotto in immagini forti ed evocative.
La vicenda ha per protagonista il giovane Anania e il suo progressivo inserimento nella civiltà borghese, inteso come una sorta di riscatto, un modo per affrancarsi dalle proprie origini e che a livello psicologico si traduce in un percorso ossessivo in cui si evince l’impossibilità di rinnegare se stessi e la cultura a cui si appartiene dalla nascita.

Vanna Vinci nasce a Cagliari nel 1964, esordisce nel mondo del fumetto nel 1990 e già nel 1999 vince il premio “Yellow Kid” come migliore disegnatrice.
Nel 2003 pubblica “Aida al confine”, un racconto intenso e suggestivo sospeso tra la vita e la morte.
Attraverso luoghi dimenticati della Trieste di ieri e di oggi e di quella degli anni quaranta, rievocando la seconda guerra mondiale e l’occupazione tedesca fino alle esecuzioni nei campi di sterminio del 1943, Aida si ritrova al centro di esperienze al di là dell’immaginabile, incontri lugubri e scoperte agghiaccianti. Guidata dal notturno Nino, morto in guerra, la cui testa è avvolta nelle tenebre e che non riesce ad oltrepassare il confine tra il mondo dei vivi e il mondo dei morti, riuscirà a dare un senso a enigmi del passato che colpirono lei e la sua famiglia.

Di tutt’altro genere e contesto il fumetto “Bollicine” di Stefania Costa e Bepi Vigna.
Un percorso divertentissimo in cui si prova a raccontare in maniera ironica e anche un po’ perfida, un certa gioventù contemporanea, quella più superficiale, che veste griffato e trova i suoi modelli di riferimento nei personaggi della televisione.
Quando Sandrina confessa a Lilly “ho lasciato il mio ragazzo... aveva troppi difetti” e Lilly “gli hai restituito anche l’anello che ti ha regalato?” la risposta della giovani spiazza il lettore ma allo stesso tempo ci chiarisce già dalla prima pagina la filosofia di vita di questi cagliaritani “oh noo.. l’anello non aveva difetti”.

Non è stato ancora inserito nessun commento. Vuoi essere il primo?

Inserisci un commento

Devi effettuare il Log-in o Registrarti per poter commentare