Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

L'egoismo della proprietà privata

Fonte: L'Unione Sarda
4 luglio 2008

politica e quotidianità
di Paolo Pani*
È utile ricordare, come premessa per allontanare qualsiasi dubbio, che, per la sinistra riformista, la proprietà privata è valore sociale e politico, per il benessere dei cittadini, per le loro libertà. Il suo riconoscimento e la sua legittimazione, tuttavia, non sono termini "assoluti", acquisiti per sempre. La stessa proprietà privata deve essere inserita in una propria situazione, per una convivenza civile, almeno secondo le forme di liberalismo politico. È, al contrario, fuori di un contesto nel "neoliberismo" economico e nelle sue forme associate. In queste condizioni, riproduce se stessa e si estranea da ogni possibile situazione sociale, reclusa nel recinto dei singoli e/o dei piccoli nuclei sociali, non partecipa al benessere delle comunità, alla ricchezza della nazione. È l'idea della proprietà privata come egoismo sociale: è la sua rappresentazione negativa, abbandono del senso d'appartenenza sociale alla propria comunità, del senso civico nel liberalismo sociale, negazione dell'accoglienza e della solidarietà, è decadenza.
Nei Paesi occidentali del benessere, la difesa della proprietà privata ha molto spesso caratteri d'assoluta priorità. Tale carattere, nelle sue forme estreme ed esclusive ma non inusuali, è blocco della crescita, anche quell'economica, e impedisce ogni progresso sociale. Nella difesa della proprietà privata, è anche implicita quella di un proprio territorio esclusivo. È quanto è definito arbitrariamente per "sicurezza dei cittadini", con i manifesti caratteri dell'egoismo sociale: è la situazione italiana (e non solo italiana). Sono gli argomenti della destra berlusconiana, militarizzazione del territorio nazionale, dal nord al sud. Si nascondono invece le vere ragioni (strutturali) dell'insicurezza dei cittadini: il degrado urbano dei centri storici, delle periferie delle marginalità, degli "angiporti" delle ferrovie e dei porti italiani, luoghi "d'accoglienza" non solo per la disperazione degli immigrati, ma anche per lo stesso turismo. Sono diventati i luoghi ideali (ambientali) per la piccola criminalità, ma anche il riferimento e il serbatoio per le grandi criminalità organizzate. È invece difesa, "ad ogni costo", delle aree urbane delle abitazioni del benessere e degli "americani" suburbia: Stato poliziesco se non militare, sistema delle chiudende. Queste critiche non escludono naturalmente, per una sinistra riformista, l'intervento delle "forze dell'ordine", del tutto legittimo e necessario, ma a difesa di tutti i cittadini, non solamente per quelli del privilegio, contro ogni situazione criminale, anche per quelle che sono associate al privilegio e all'immunità.
La maggioranza degli italiani ha fatto le sue scelte, in democrazia, del tutto legittimamente. Le stesse scelte sono state confermate nelle recenti elezioni amministrative, in modo pressoché unanime in Sicilia. La maggioranza elettorale raccoglie le suggestioni berlusconiane (la percezione della criminalità, non quella reale). È spettacolarizzazione mediatica dei singoli atti criminali. Al contrario è quasi silenzio sulle organizzazioni criminali del Meridione (in Italia la reale emergenza criminale), mentre i grandi misfatti economico-finanziari rimangono impuniti, e lo rimarranno, per norma di legge berlusconiana. Sono i termini per cui è ragionevole constatare che il consenso elettorale berlusconiano risieda proprio nella difesa dei propri beni, piccoli e grandi ("la roba") e dei propri privilegi: i modi sono esclusivi, contro chiunque tenti di intaccarli. Sono oggi gli argomenti centrali dei media: sono invece scomparsi quegli italiani che "non arrivavano alla fine del mese", mentre questo è stato ribadito in modo quasi ossessivo durante la campagna elettorale. La proprietà privata è associata con il patrimonio pubblico, di un suo territorio, dei suoi beni e di quanto riesce a ricavare dalla tassazione. Oggi è aperto conflitto, fra proprietà privata e patrimonio pubblico. La proprietà privata è difesa a oltranza, senza esclusioni di colpi, il patrimonio pubblico è invece "porto franco", in pratica terra di nessuno. Saranno tagli sul patrimonio pubblico contro gli sprechi, ma, senza un progetto di riforma dello Stato, si incrementerà invece l'organico delle forze dell'ordine, già fra i più alti in Europa. È come se si intervenisse con nuove carceri per combattere la criminalità. Sono gli argomenti di un possibile confronto sinistra-destra, oltre un improbabile dialogo con Berlusconi e le incertezze del Pd.
*Università di Cagliari

04/07/2008