Massidda contro tutti, lunedì il partito si riunisce a Cagliari
Berlusconi e il senatore Comincioli esaminano oggi la sconfitta elettorale. Massidda contro tutti.
Gli stracci, in casa Pdl, volano ad altezza d'uomo. I parlamentari chiedono l'uno le dimissioni dell'altro, ci si accusa (fra candidati) di scarse capacità politiche e si rimandano al mittente le responsabilità dell'insuccesso cagliaritano. Perché è questa, la sconfitta nel capoluogo, la ferita che non trova cure. Accuse pesanti, soprannomi che circolano perfino sui social network, l'ombra insidiosa di un commissariamento che si allunga su un partito a brandelli.
La resa dei conti è prevista per lunedì alle cinque della sera, quando il gruppo dirigente del Pdl sardo si ritroverà a Cagliari per il coordinamento regionale. Non mancheranno incontri imbarazzanti, faccia a faccia che a Roma, per esempio, fra la Camera e il Senato vengono accuratamente evitati.
IL CAVALIERE Questa mattina, prima della partenza per Porto Rotondo, il numero uno del Pdl Silvio Berlusconi incontrerà il senatore Romano Comincioli, che sarebbe già stato incaricato dal premier per cercare di mettere insieme i cocci del partito e - sembra - di verificare la possibilità di un ricambio dei vertici. Ma dalla Sardegna continuano ad arrivare segnali di scarsa sintonia, perché il coordinamento è stato convocato prima che da Roma sia arrivata la valutazione politica dei vertici nazionali. Insomma, qualche altro giorno di riflessione sarebbe stato utile (a Palazzo Grazioli) per elaborare un progetto politico di rilancio. In bilico, secondo indiscrezioni senza conferma, ci sarebbero le massime cariche della segreteria regionale. Esclusa l'ipotesi del commissariamento, giudicata inutilmente traumatica e politicamente rischiosa per la massima carica regionale, il presidente Ugo Cappellacci. Anche lui impegnato (con la giunta) in una complessa operazione di rilancio dell'Isola.
Lunedì, giorno caldissimo sul fronte politico, il governatore ha convocato la riunione dell'esecutivo alle 10. Una giunta investita in pieno dai rumors sul ricambio degli assessori: si chiama “rimpasto” e avverrà certamente dopo l'estate. Nella squadra di Cappellacci entreranno alcuni figure dal pedigree politicamente forte, ma resta un dubbio: sarà confermata l'incompatibilità - fissata proprio dal presidente - fra la carica di consigliere regionale e quella di assessore?
IL CONFRONTO Ieri ha occupato la scena Piergiorgio Massidda, l'uomo della scissione, pronto a correre da solo anche a Cagliari - le comunali sono in programma fra undici mesi - se «questo gruppo dirigente non si farà da parte». Il senatore Massidda ieri è passato con disinvoltura dall'ultimo voto per la Provincia a quello per il Comune. In mezzo, lo strappo ormai insanabile con il deputato Salvatore Cicu - ribattezzato da Massidda «Leonardo da Cicu, genio della politica» - e la conferma che il feeling con l'ex rivale Giuseppe Farris non è mai nato: «È politicamente inesistente». Il senatore è stato chiaro: «Non sono io il responsabile della sconfitta del centrodestra, hanno perso i mandarini di questo partito, quelli che ho avuto il coraggio di sfidare». Macché assenteismo, ha detto il senatore, «la responsabilità della mancata affluenza alle urne è figlia di una politica che perde tempo dietro i consigli di amministrazione, di una classe dirigente che non conosce i problemi reali della gente».
SUCCESSO MORALE È convinto di essere il vincitore morale delle provinciali: «Le carte provano quanto dicevo tre mesi fa, documenti che ha in mano anche il presidente Berlusconi: hanno votato per me quelle persone stufe della solita proposta politica». Chiede le primarie «per la scelta dei candidati a Cagliari» e per un normale «processo di democratizzazione». Si dice pronto «a farmi da parte, se lo faranno tutti i responsabili di questo disastro». Ma non solo: «Voglio sotterrare l'ascia di guerra, a patto che ci sia un cambiamento nel partito. Altrimenti - ha detto - ripeterò al Comune la scelta fatta per le provinciali». La macchina elettorale, neanche tanto in silenzio, è partita: ieri Massidda e un ristretto manipolo di collaboratori, fra una battuta e l'altra, parlavano di liste, di nomi, di quartieri da conquistare. «Cicu se ne deve andare», ha gridato Massidda, «con lui anche Delogu».
LA REPLICA «Massidda conferma il proprio stato confusionale che ormai assume un carattere patologico, forse anche a causa della calura estiva», ha detto Giuseppe Farris, tornato a fare l'assessore nella giunta Floris, «continua a vestire i panni dell'antipolitica anziché avviare una serena riflessione sui risultati elettorali. Avrebbe così scoperto che Farris, lungi dall'essere politicamente inesistente, al primo turno ha conseguito circa 5.500 voti in più della propria coalizione e la lista che recava il suo nome circa il 4,5 %». Non solo, perché «ha attaccato indistintamente il Pdl e i congiuntivi, mi preoccupa il suo livore, che non dovrebbe sussistere fra avversari politici».
ENRICO PILIA
19/06/2010