Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Parcheggi e niente alberi

Fonte: La Nuova Sardegna
10 settembre 2010


Le piante ostacolano la costruzione degli spazi sotterranei


Chiare le scelte contenute nel piano della mobilità: le automobili restano in città

MAURO LISSIA
CAGLIARI. Ecologisti organizzati e comitati di cittadini sensibili alla bellezza della natura si mettano l’animo in pace: col piano urbano della mobilità (Pum) approvato dal consiglio comunale il 28 luglio dell’anno scorso la fine degli alberi che oggi si trovano nelle piazze è segnata. Il piano parla chiaro: negli undici spazi pubblici principali - vie larghe e piazze - l’amministrazione ha deciso di scavare parcheggi sotterranei per chiudere alla circolazione delle auto le aree di superficie, destinandole ai pedoni. Le radici delle piante ostacolano la realizzazione dei volumi sotto terra, quindi bisogna tagliare. La scelta contenuta nel Pum spiega dati alla mano il perchè dell’accanimento mostrato dai progettisti comunali - su tutti l’agronomo Claudio Papoff ora chiamato mani di forbice - contro i trentatré ficus retusa di piazza Garibaldi: la presenza di quegli alberi ormai quasi secolari ostacola il progetto di trasformazione dell’area, meglio sostituirli con piante più leggere e dalle radici meno invasive. Il vincolo posto dalla Sovrintendenza sull’edificio storico della scuola Riva ha mandato all’aria le decisioni comunali, ma questo è un altro problema: la realtà, com’è scritto nel piano della mobilità urbana, è che nella strategia di progressiva pedonalizzazione della città la presenza degli alberi è un intoppo da eliminare.
I numeri indicati dal piano sono questi: per la rete di strade destinata alla progressiva pedonalizzazione - via Paoli, via Alghero, corso Vittorio Emanuele, via Sassari, le vie della Marina e del Castello - è indispensabile trovare novemila posti-auto, quelli che oggi sono distribuiti su 45 chilometri di strade. Di questi, sono 2600 gli stalli che fanno riferimento alle aree commerciali naturali. Gli estensori del piano propongono di recuperare gli spazi alternativi scavando parcheggi sotto le piazze e le vie più ampie: largo Carlo Felice, via Roma, molo Ichnusa, stazione ferroviaria, via Cammino Nuovo, piazza De Gasperi, piazza Gramsci, piazza Garibaldi, piazza Galilei, via San Giorgio e via Manzoni. In alcune di queste zone l’area di sosta esiste già e in base al Pum andrebbe potenziata. In altre dev’essere realizzata. Conti alla mano le aree sotterranee non basteranno a garantire la sosta a tutti i residenti. Da qui la possibilità, offerta dal piano, di usare le corti condominiali che potrebbero diventare più capienti con l’uso di tecnologie meccanizzate: il Pum non si dilunga a spiegare, ma si tratterebbe di parcheggi ‘a scomparsa’ con l’aiuto di montacarichi elettrici e altre soluzioni simili.
Il quadro che emerge dal Pum, la cui realizzazione è in corso, contiene elementi negativi e positivi. Una città sgombra dalle automobili, dove i mezzi pubblici possano tenere medie di marcia più elevate, non può che piacere ai cagliaritani, oggi schiavi del traffico e della ricerca ossessiva del parcheggio. Si tratta di capire quale possa essere il prezzo da pagare in cambio di un futuro finora soltanto immaginato. L’esperimento di pedonalizzazione aperto l’estate scorsa alla Marina, grazie soprattutto alla tenacia dell’assessore Maurizio Onorato, non è costato un centesimo e ha prodotto risultati apprezzabili: il quartiere, uno dei più suggestivi della città, si è ripopolato. Le attività commerciali hanno accresciuto i profitti offrendo a cagliaritani e turisti un servizio all’aperto che fino al 2008 non esisteva. L’idea di allargare l’oasi di pace ad altri quartieri e di potenziare - sarebbe meglio dire: di realizzare, finalmente - le corsie preferenziali per le biciclette e i mezzi lenti metterebbe Cagliari al passo con le città europee più vivibili e moderne. Ma la stecca del piano, che mette ogni decisione in una luce sospetta, è la voglia matta di abbattere alberi, di cancellare giardini, di tenere comunque la città sotto lo scacco degli automobilisti. Perchè se nel Pum non mancano accenni vaghi alle aree di sosta periferiche, la scelta di base è chiarissima: le automobili restano nei quartieri, vanno sotto terra e negli spazi di superficie dedicati ma restano. Così che l’esperimento compiuto nel lontanissimo Natale del 1982, con i bus navetta che collegavano il centro col parcheggio dello stadio Sant’Elia, appare oggi del tutto abbandonato. Eppure proprio nella filosofia che traspare nel piano della mobilità, una rete di parcheggi esterna ai quartieri centrali collegata con bus leggeri che si muovano in corsie riservate sarebbe forse la soluzione migliore. Nessun costo per la realizzazione dei parcheggi sotterranei e per la loro gestione, nessuna invasione di bulldozer e nessun cantiere aperto in città. Con la possibilità di correggere le disfunzioni senza alcun rischio di perdere risorse economiche. Ma l’amministrazione comunale, questo si sa da anni, privilegia sempre e comunque gli interventi pesanti: dalla cittadella della musica (ventidue milioni di euro) a piazza Maxia (quasi due) ai “percorsi meccanizzati per il Castello” fino alla prossima trasformazione di piazza Garibaldi, non c’è scelta politica che non risvegli le betoniere. I metri cubi soverchiano spesso la logica, al punto che i vecchi comitati di quartiere stanno rinascendo uno dopo l’altro trascinati dall’indignazione e dalla voglia di ribellarsi a scelte prive di senso. Per piazza Garibaldi si annunciano nuove manifestazioni di protesta c’è una raccolta di firme che ha già messo insieme più di mille adesioni. Come dire che la protesta si allarga e l’amministrazione comunale non potrà far finta di niente.