Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«Dateci un terreno per la moschea»

Fonte: L'Unione Sarda
13 settembre 2010

Marina. Ieri mattina, con una festa in piazza, si è concluso il mese del Ramadan

La comunità musulmana rivolge un nuovo appello al sindaco
Si è concluso ieri mattina con una festa nel quartiere della Marina il Ramadan, il periodo di digiuno dei musulmani.
«Se avessimo uno spazio adeguato, eviteremmo di causare disagi a tutti gli abitanti della zona»: queste le parole di Triki Mehrez, imam della moschea di via del Collegio, al termine della preghiera comune organizzata ieri mattina dalle associazioni Al Huba (quella che gestisce la moschea) e Amicizia Sardegna Palestina in occasione della fine del Ramadan, il mese di digiuno e astinenza sacro per i musulmani. «Voglio fare un appello al sindaco», continua l'imam, «affinché ci dia un terreno sul quale costruire un luogo a noi adatto». In effetti, lo stabile nel quartiere Marina è piccolo per ospitare i 200 fedeli che ogni venerdì si presentano per la preghiera, e che di conseguenza sono costretti a disporsi lungo tutta la via ostacolando il passaggio delle auto e delle persone, nonché l'uscita dei ragazzini dalla scuola media.
LA FESTA Ieri erano ancora di più, forse cinquecento, ed è per evitare ulteriori problemi che si è voluto organizzare la mattina presto. Molti i presenti originari dei paesi a maggioranza musulmana dell'Africa e del Medio Oriente, facenti parti di una comunità che - secondo Al Huba - conta quasi quattromila persone tra Cagliari e la sua cintura urbana. Netta la separazione tra uomini e donne: queste, una decina e rigorosamente con il velo, hanno avuto a disposizione una zona dedicata e delimitata da un tendone, «affinché ci si possa concentrare unicamente su Dio, evitando qualsiasi tipo tentazione», ha spiegato Ibrahim Jammoul, uno degli organizzatori. Il rito religioso è stato seguito in silenzio da quasi tutti i partecipanti, ordinati e meticolosi nelle risposte e nei gesti di devozione, tanto da colpire l'attenzione dei passanti, come Donatella Limoncino, che da anni lavora nel quartiere: «Sono molto più precisi di noi, loro sì che pregano». In realtà durante la predica dell'imam in molti si sono lasciati andare alla chiacchiera, ma «la causa», secondo Jammoul, «sta nella lingua usata, l'arabo, non compresa da molti di noi».
CLIMA DISTESO Qualche passante, però, non ha gradito la presenza dei musulmani ricordando «che se lo facessimo noi nei loro paesi ci metterebbero subito in galera». Niente di particolare, il tutto si è svolto in un clima disteso e di preghiera anche se «in altre circostanze abbiamo registrato episodi di razzismo», puntualizza Mehrez, «ma in generale Cagliari è una città molto aperta e accogliente, e questi fatti ci danno solo l'occasione per pregare per coloro che ci vogliono fare del male». Nessun commento sui fatti d'attualità, dalla condizione delle donne in Iran fino alle condanne per non aver rispettato il digiuno durante il Ramadan come avviene in Algeria: «argomenti dottrinali che non vogliamo trattare», dicono. Poi spazio allo scambio di auguri e ai regali per i bambini. Domenica sera altra cena nel centro sociale Area 3 di Mulinu Becciu, alla quale «sono tutti invitati, laici compresi, per rafforzare una base di scambio culturale e umana», fanno sapere gli organizzatori.
DANIELE GAMBERINI

11/09/2010