Il numero uno
«I manifesti contro di me? Lo confesso, mi hanno fatto male. Leggere che la dirigenza deve andarsene perché ha gestito male il teatro mi sembra quanto meno ingeneroso. Non vorrei essere pedante, ma ricordo che siamo l'unico teatro italiano ad aver approvato sei bilanci di seguito in pareggio a fronte di costanti minori entrate, mantenendo elevata la qualità della programmazione e facendo lavorare i precari».
Maurizio Pietrantonio ringrazia sindaco e cda per la fiducia. Ma non è sorpreso dalla conferma ai vertici del teatro lirico. In questi 45 giorni di prorogatio , dopo la scadenza del suo secondo mandato (è in sella dal marzo del 2004, quando subentrò a Mauro Meli), ha frequentato spesso l'ufficio del sindaco, al secondo piano del Municipio. Ha concordato con lui strategie future, da lui ha ricevuto un apprezzamento pubblico e una sostanziale riconferma, formalizzata ieri dal nuovo cda.
Ma sa bene che l'immagine nazionale del teatro da quest'estate si è deteriorata, che dovrà governare con almeno tre milioni di euro in meno rispetto al passato, che ha i fucili dei sindacati puntati addosso e per questo dovrà dimostrare di avere pronto un progetto di cambiamento vero che consenta al Lirico di non farsi stritolare da una crisi finanziaria che sta uccidendo tutte le Fondazioni, Milano esclusa.
I QUATTRO PUNTI Per questo ha già in testa i quattro pilastri sui quali fondare il rilancio del teatro: «Uno: grazie ai sei milioni di euro che ci ha finanziato la Regione sfrutteremo le potenzialità del Parco della musica anche per collocare parte dei precari. Due: attueremo la sinergia sempre annunciata e mai attuata con il teatro Verdi di Sassari. Tre: ristruttureremo il pesante debito patrimoniale (circa 20 milioni di euro, il problema più serio del teatro, ndr) rinegoziando prestiti e mutui entro la fine di quest'anno riducendo ai minimi termini le diseconomie generate dagli interessi passivi. Quattro: apriremo entro una settimana un tavolo di confronto con i sindacati sul piano aziendale e sulla produttività, che rimane un argomento centrale per creare nuovi presupposti di crescita a questo teatro».
LE INCOGNITE Restano, inquietanti, le incognite sui finanziamenti ministeriali, regionali e statali alla luce dei tagli previsti: 400 milioni di trasferimenti in meno alla Regione, 12 al Comune. Quest'anno sono mancati 2,6 milioni dallo Stato. Il ministro Bondi ha detto di non averli tagliati chiarendo che il soprintendente aveva inserito nel bilancio triennale un incremento presunto che poi non c'è stato. Sulla domanda Pietrantonio glissa. Dice, però, che lo Stato «non ha versato la contribuzione straordinaria che aveva garantito anche l'anno scorso» e sottolinea di avere la concreta speranza che «il governo stia mettendo mano al portafogli per una integrazione dei fondi sottratti».
IL BILANCIO Se ce li daranno, garantisce, «anche grazie alle economie che abbiamo fatto potremmo ridurre il deficit previsto e addirittura chiudere ancora in pareggio». Al momento il passivo previsto è di circa 1,8 milioni. Quanto all'accusa di incapacità di trovare apporti privati, il maestro campano chiede di guardare la situazione delle altre fondazioni: «Tranne Milano, nessuno ha apporti, figuriamoci la Sardegna. Ciononostante farò tutto ciò che è possibile». Infine il direttore artistico: «Lo nominerò prima possibile». (f.ma.)
10/11/2010