Edoardo Usai: lo strappo di Fli? Solo una scissione di vertice
Il Pdl sardo ha bisogno di una scossa e lui, almeno in provincia di Cagliari, cercherà di dargliela. La nascita di Futuro e Libertà anche nell'Isola non preoccupa Edoardo Usai, 66 anni, avvocato, segretario provinciale di Cagliari prima dell'Msi e poi di An. Dopo otto anni, l'ex consigliere regionale si propone di ricomporre le armate del partito di maggioranza relativa nell'area vasta del capoluogo: «Mi hanno scelto a Roma, forse per l'esperienza che ho». Prende il posto di Ignazio Artizzu, passato a Fli: «Sarà un incarico a tempo», dice Usai. «Con i miei trascorsi non ho ambizioni di mettere radici nella dirigenza».
Allora qual è il suo obiettivo?
«Il Pdl è un partito giovane che basa la sua forza nel carisma del suo leader, Silvio Berlusconi. Nel Cagliaritano, ma direi in tutta l'Isola, bisogna fare in modo che il Pdl si radichi nel territorio. Il compito mio è questo».
Che cosa pensa dello strappo di Fini?
«È una scissione di vertice, simile a quella vista nel 1975 con Democrazia Nazionale, a cui aderirono più della metà dei gruppi parlamentari alla Camera e al Senato. Alle successive elezioni politiche quel partito non ebbe neppure un parlamentare».
Sarà così anche per Fli?
«Forse no, ma l'opinione pubblica di centrodestra non ha focalizzato quali siano gli obiettivi di Fli».
Cioè?
«Dicono di essere alternativi alla destra e, paradossalmente, sostengono di essere l'unica forza che la rappresenta».
Due o tre punti che vi differenziano?
«Il presidenzialismo, che Fli ha abbandonato a favore del parlamentarismo. E poi l'intangibilità della Costituzione e il cambio di marcia sulle politiche dell'immigrazione».
Tutto qui?
«Aggiungo l'abbandono dei temi etici e la rinuncia alla salvaguardia dell'identità nazionale».
Lo strappo avrà conseguenze in Sardegna?
«Diciamo che da una serie di verifiche, molti amici dati per certi a Fli hanno dichiarato di non aver intenzione di lasciare il Pdl».
Nomi?
«Meglio non farne».
Nel Pdl c'è fermento. Il caso Massidda è emblematico di una certa insofferenza interna.
«Una riorganizzazione è opportuna anche per questo. Ed è opportuna da parte di tutti una maggiore capacità di ascolto».
Lei viene da An. Che cosa pensa di Fini?
«È un grande oratore».
Solo?
«Non comprendo le ragioni delle sue continue giravolte. E non capisco il cambiamento radicale di opinioni rispetto alle origini e a qualche anno fa».
In primavera la Sardegna torna al voto per le Comunali. D'accordo per le primarie a Cagliari?
«In linea di principio sì, perché facilitano il coinvolgimento degli elettori. Ma non vorrei che si tramutassero in scontro tra fazioni. Rivolgo un appello a tutti i possibili candidati: fate in modo che sia anche e soprattutto un momento importante per la definizione del programma e del progetto politico».
La Giunta regionale durerà?
«Sono certo che, nonostante l'acceso confronto in atto nella maggioranza, la capacità di coordinamento del governatore Cappellacci permetterà di portare la nave in porto».
E il Governo nazionale?
«È più complicato. Dipende anche da quel che deciderà Napolitano. Ma c'è da augurarsi che si tenga conto del risultato delle elezioni: l'Italia ha scelto chiaramente Silvio Berlusconi. Altrimenti si rivada alle urne».
LORENZO PIRAS
14/11/2010