Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

La Sacra scrittura per immagini

Fonte: L'Unione Sarda
16 novembre 2010

Arte. Fino al 4 dicembre l'esposizione presentata da Mauro Pozzati
In mostra a Cagliari cinquanta antiche icone russe
Pittura, in russo, si dice Zhìvopis . Significa scrittura viva, ed è l'estrema sintesi del concetto di icona. Non una semplice raffigurazione del sacro, ma qualcosa di più profondo, la sua rappresentazione stessa. A introdurre il concetto di Zhìvopis, al termine di una lunga serata cagliaritana dedicata alle antiche icone russe, e caratterizzata dall'appassionata conferenza di Mauro Pozzati, iconologo piemontese, è stato sabato scorso l'assessore comunale alla cultura Giorgio Pellegrini, che da storico dell'arte ha presentato la mostra allestita sino al 4 dicembre nello spazio antiquario del negozio Fior di Loto di via Satta 27. Sempre lui ha poi chiuso i lavori dopo la conferenza di Pozzati, curatore e custode a Biella di una delle collezioni più importanti d'Italia. A Cagliari, nello spazio messo a disposizione da Massimo Spiga, l'esperto d'arte ha illustrato una cinquantina di tavole (e una serie di crocifissi) di grande valore: hanno in sé la narrazione di due secoli di fede e di arte (dal 1600 al 1800), e sono la rappresentazione stessa del concetto di Sacra Scrittura, la traduzione per immagini della parola scritta e narrata.
UNA LUNGA PREGHIERA Una lunga preghiera che ha una storia affascinante. A dirla è la disarmante semplicità delle tavole di legno che si susseguono sulle pareti, esaltata per contrasto dallo splendore dell'oro e dei colori. Pagine di legno dipinto, che narrano storie di santi: San Giorgio, l'Arcangelo Michele, Santa Giuditta e San Quirico (bellissima la rappresentazione delle loro persecuzioni), di Cristi Pantocratori, di Madonne madri degli Afflitti, oltre che di Dio. Natività e crocefissioni, dormizioni e trasfigurazioni, discese agli Inferi e resurrezioni. Icone mariane, cristiane, dei santi e delle feste: scritte (e lette) dalla fede semplice del popolo di Dio, che trovano nell'autore il tramite tra cielo e terra. E che per ciò stesso hanno in sé una grande spiritualità, un valore che va ben oltre quello artistico e materiale.
IL SUPREMATISMO A mettere in evidenza il legame tra l'arte del primo Novecento e le icone, (in sintesi sono tavole connesse l'una all'altra su cui viene stesa una tela e sulla tela strati di gesso e poi foglie d'oro e infine la tempera all'uovo, per dar forma e colore al tutto) è Pellegrini, che evocando le suggestioni dei giovani artisti russi legate al primo impatto con le tavole sacre, sottolinea l'interesse di Kazimir Malevich e del Suprematismo russo per l'essenzialità, l'irrazionalità, la spiritualità, la divina indifferenza - potremmo definirla - dell'icona nei confronti della ripresa diretta della realtà e del razionalismo occidentale, e rimanda alla grande operazione di ripulitura delle icone, datata primi Novecento, che ha in germe l'Avanguardia russa.
Si parla di fede, dunque, per chi crede, e di cultura per tutti. Quella cultura sottoposta a tagli drammatici, («esiziali per il Comune di Cagliari, se davvero avrà cinque milioni di finanziamenti in meno») che per il ministro Tremonti non dà da mangiare ma per altri intellettuali è tutto. Cita, l'assessore, lo scrittore e critico letterario Viktor Sklovskij («non si vive di quel che si mangia, si vive di quel che si digerisce, e la cultura è un enzima che aiuta a digerire la fatica della vita»). Chiede aiuto a Thomas Mann («la cultura è il contrario della volgarità») e infine ricorda la figura metaforica inventata dal futurista Benedict Livsic, storico dell'arte dei primi del Novecento che per spiegare la dualità dell'anima russa evocò “l'arciere dall'occhio e mezzo”: un occhio aperto verso l'Oriente, un altro semichiuso verso l'Occidente.
“LAICO E LAICISTA” Quanto a Mauro Pozzati, da oltre trent'anni appassionato iconologo, ha ripercorso con grande ricchezza di aneddoti e di rimandi la lunga storia di queste «scritture per analfabeti, traduzioni in immagine della parola di Dio». Una lezione molto interessante, la sua, “laico e laicista” folgorato dall'arte religiosa più trascendentale. Un excursus storico (contrappuntato dagli interventi di un collezionista esperto come Ennio Dalmasso) che ha evidenziato l'anima stessa di questa forma di rappresentazione sacra, così essenziale nella forma, sicura nelle linee, armonica nei colori. E mai casuale. Nozioni storiche, artistiche, politiche, e tecniche, le sue. Dall'anno zero ai nostri giorni. Proclamate nel 1921 patrimonio artistico nazionale della Russia, le icone sono diventate col passare dei secoli sempre più terrene e sempre meno trascendenti, sempre meno essenziali e “necessarie” e sempre più decorate, al servizio dei potenti. Talvolta falsificate, commerciali. Ma questo è il rischio di qualunque intrapresa scritta (e letta) dall'uomo e non da Dio.
MARIA PAOLA MASALA

16/11/2010