Tavolacci (Pdl) sul piano particolareggiato
«Dobbiamo temperare le esigenze del pubblico con le risorse dei privati»
CAGLIARI. Come si tutela il centro storico di una grande città? Secondo la giunta comunale e gli uffici che hanno redatto la bozza di piano particolareggiato, con il riempimento di quasi tutti i vuoti disponibili, 30 su 32 impegnando le risorse dei privati per rendere omogeneo il cuore di Cagliari.
È tutta qui la filosofia del piano, che ha visto il controbuto dell’Università e che ha recepito, come naturale, le indicazioni provenienti sia dalla commissione urbanistica che dalla stessa aula consiliare. Sul piano e sulle sue prospettive parla il presidente della commissione urbanistica, Massimiliano Tavolacci, secondo il quale l’intero documento potrebbe andare in aula la prima settimana di febbraio.
«In questi giorni stiamo verificando se le linee indicate dal consiglio siano state recepite, al di là dei dettagli; riteniamo che il lavoro fatto sia rispondente a quanto già discusso in commissione urbanistica prima e poi in aula. Se dovessi usare un solo concetto per presentarlo direi che è un piano senza particolari innovazioni, per scelta, non per mancanza di idee. Vogliamo un piano che funzionasse non un elenco di desideri». Sui tempi Tavolacci si sbilancia, ma per confermare le perplessità dell’opposizione sulla sua approvazione prima dello scioglimento del consiglio. «Credo che riusciremo ad adottarlo, ma non ad approvarlo. Diventerà il miglior regalo di programmazione urbanistica che la giunta Floris lascerà a chi le succederà».
Il presidente della commissione urbanistica ritiene corretta la scelta di coinvolgere i privati e di convertire la loro disponibilità a realizzare servizi in cambio di cubatura. «Questo intervento non può essere svolto solo con fondi pubblici, sia perché è sbagliato, sia perché le risorse non ci sono. Ma non vogliamo cementificare un bel nulla. A differenza di altri centri di matrice temporale similare, il nostro è uno di quelli più verdi, con la fascia degli orti: per questo vogliamo mettere a sistema diverse zone, e utilizzare l’area di via Tristani per una funzione di collegamento con l’area della nuova piazza del Teatro e con Castello. Abbiamo bisogno di soluzioni che temperino gli interessi dei privati con la volontà del pubblico, senza svendere le aree, ma valorizzandole in chiave pubblica. Faccio un esempio: a Castello vorremo fare lo studentato diffuso ma quali edifici può mettere in campo l’amministrazione se non coinvolgendo il privato?».(g.cen.)