Nella bozza Calderoli sblocco delle addizionali per dare risorse ai Comuni. I sindaci apprezzano
No delle opposizioni: novità insufficienti, è una stangata fiscale
ROMA. Cambia il decreto del federalismo sul fisco municipale per fare spazio alle modifiche chieste dai sindaci ai ministri Tremonti e Calderoli. Per fare cassa i municipi avranno lo sblocco delle addizionali Irpef applicabile addirittura ai bilanci 2010 (con un tetto allo 0,4% per i primi due anni).
Ai comuni anche la compartecipazione all’Irpef che resta al 2% e viene data direttamente al Comune del contribuente, e quella alla cedolare al 21,6%. Ci sono poi: l’aliquota dell’Imu fissata direttamente nel testo al 7,6 per mille, ma aumentabile in base alle stime che farà la Copaff; la tassa di soggiorno ‘allargata’; e una tassa di scopo per le opere pubbliche. L’Anci plaude. «Il provvedimento è migliorato e prevede maggiori garanzie e certezze per quanto riguarda l’autonomia fiscale», dice in una nota l’associazione che chiede, però, che ora si faccia qualcosa sul fronte della solidarietà, pensando alla perequazione.
Per le opposizioni, le novità messe a punto dal governo non cambiano la sostanza e anzi rischiano di trasformare il provvedimento in una pesante tartassata fiscale per i cittadini. Nonostante l’ottimismo di Umberto Bossi («Diranno tutti di sì, vedrete che passa, anche i Comuni hanno detto di sì») Terzo Polo e Pd restano dunque orientati al no. L’Italia dei Valori non scioglie ancora la riserva e spiega di voler valutare attentamente le novità.
Novità che sono numerose e ‘pesanti’. Scende dal 23 al 21 la percentuale della cedolare secca sugli affitti per i canoni liberi, mentre per quelli concordati passa dal 20 al 19%. Salta, però, il bonus fiscale di 400 milioni previsto per le famiglie con figli a carico in affitto. I locatari che optano per la cedolare secca, però, avranno, per tutta la durata dell’opzione la possibilità di chiedere un congelamento del canone rispetto a qualsiasi variazione, compreso l’adeguamento all’Istat.
Cambia anche la tassa di soggiorno: salta il costo minimo (che era 0,5 euro) e resta fissato solo il tetto massimo di 5 euro a notte. La possibilità di prevedere questa imposta viene allargata dai capoluoghi di provincia alle unioni di Comuni e a tutte le città a vocazione artistica o turistica previste dagli elenchi regionali. Il gettito andrà alla conservazione dei beni culturali e ambientali del territorio e ai relativi servizi pubblici locali. Sono possibili riduzioni o esenzioni per particolari categorie di turisti o in particolari periodi dell’anno.
Restano le esenzioni dall’Imu (le stesse previste attualmente dall’Ici) non solo sugli immobili sede di culto e di proprietà della Santa Sede, ma anche per ospedali e cliniche legate alla Chiesa, scuole private, alberghi del mondo cattolico e oratori.
Ora sulle modifiche, che entreranno nel parere del relatore di maggioranza al provvedimento, Enrico La Loggia, è attesa la relazione tecnica del Tesoro, chiesta a gran voce dalle opposizioni. Oggi alle 17 scade il termine per la presentazione dei sub-emendamenti al ‘nuovo testo’, sui quali martedì verranno dati i pareri, mercoledì verranno votate le proposte di modifica e giovedì con le dichiarazioni di voto si voterà il decreto, con l’esito finale intorno alle 16.
Non si esclude il pareggio, sulle conseguenze del quale il presidente La Loggia ha sollecitato un parere ai presidenti delle Camere, visto che il governo, in base alla legge delega, potrebbe comunque emanare il decreto. (a.g.)