L'intervista. Per il presidente degli industriali di Cagliari, Alberto Scanu, col verdetto del Consiglio di Stato i lavori sul colle devono ripartire
Se in Confindustria hanno una fissa, è la certezza delle regole. E Alberto Scanu, presidente dell'associazione di Cagliari, fa pratica di devozione. «L'accordo di programma è un contratto: ogni cambio si concerta, non esiste che Soru e la sua Giunta agiscano in perfetta solitudine». Detto questo, l'imprenditore chiude il cerchio sul caso Tuvixeddu: «La sentenza del Consiglio di Stato (massimo organo della giustizia amministrativa) dà due indicazioni: i vincoli imposti dalla Regione sono illegittimi, quindi i lavori possono andare avanti rispettando l'accordo di programma del 2000».
Presidente Scanu, per lei il caso Tuvixeddu è chiuso. Ma il governatore è deciso a blindare nuovamente il colle attraverso il Ppr.
«Soru disconosce lo Stato di diritto, e infatti gli imprenditori scappano dalla Sardegna. Una concessione edilizia regolarmente ottenuta non si può revocare. Men che meno con atti d'imperio».
A Tuvixeddu c'è il tanto per rimodulare l'accordo del 2000?
«Assolutamente no. Quell'intesa è frutto di una trattativa durata dieci anni e fatta di verifiche e controverifiche sulla fattibilità del progetto. Se ne sono occupati i massimi esperti del ministero dei Beni culturali, Regione e Comune di Cagliari, ci sono tutte le autorizzazioni».
Sul ritrovamento delle nuove tombe puniche cosa sa?
«Soltanto alcuni visionari le hanno trovate. Per altro, se il problema fosse veramente la tutela del patrimonio archeologico, non capisco come mai il governatore voglia imporre il progetto dell'architetto francese Gilles Clément. Nessuno gli ha dato incarico di fare nulla, almeno ufficialmente».
Allora com'è spuntato quel progetto?
«Lo ignoro. Ma è sotto gli occhi di tutti che ci sia qualcosa di anomalo. Non vorrei che i vincoli sul colle fossero un'operazione di facciata per mascherare chissà quali altri interessi. Di certo non spetta a Confindustria fare le verifiche, la materia interessa i giudici».
Sta lanciando un messaggio sibillino alla magistratura?
«Io parlo solamente di quel che compete alla nostra associazione».
Prego.
«I vincoli su Tuvixeddu hanno bloccato lo sviluppo dell'intera città di Cagliari e indebolito i rapporti tra sistema delle imprese e quello bancario. L'economia va rimessa in moto riaprendo subito i cantieri, anche perché non si sta costruendo sulle tombe, come dimostrano le carte. Non solo. I vizi rilevati dal Consiglio di Stato nella costituzione della commissione sul paesaggio, non sono solo formali. Si tratta piuttosto di aspetti di merito, come l'eccesso di potere e lo sviamento di potere».
I giudici di Palazzo Spada hanno censurato pure la mancata collaborazione della Giunta con gli altri soggetti interessati all'accordo di programma.
«Con la riforma del titolo V della Costituzione siamo tornati all'Italia dei Comuni, ma il governatore calpesta il principio di sussidiarietà e continua a considerare la Regione unica padrona della Sardegna».
Soru deve fare un passo indietro?
«Lo scorso aprile, all'inaugurazione della Fiera di Cagliari, Soru parlò di ferita aperta con il mondo delle imprese riferendosi al caso Tuvixeddu. Sembrava l'inizio di una nuova stagione improntata sulla collaborazione. Ci siamo sbagliati. Lo stesso tentativo di imporre altri vincoli a fine estate, va nella direzione contraria: si riaprirebbe la ferita chiusa dal Consiglio di Stato con una sentenza che ha bocciato la Regione su tutta la linea».
La Nuova iniziative Coimpresa dei Cualbu chiede cinquanta milioni di risarcimento danni.
«Il danno si può limitare se all'imprenditore viene consentito di riprendere i lavori, ovvero esercitare il proprio diritto. L'ostinazione a bloccarlo farà solo aumentare quella cifra».
ALESSANDRA CARTA
11/08/2008