Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Non conosci politici? Niente lavoro

Fonte: L'Unione Sarda
18 marzo 2011


LA STORIA. Lo sfogo di un giovane di Sant'Elia che non trova occupazione da 4 anni

«Sono incensurato e non ho “accozzi”, che cosa devo fare?»

«Non trovi lavoro? Cerca l'accozzo di ..... o non vai da nessuna parte!». Massimiliano Tomasi ha 34 anni e due difetti: non conosce il politico di cui gli hanno parlato, né vuole conoscerlo, e non è pregiudicato. Difetti che, a quanto pare, a Sant'Elia non consentono di lavorare per le cooperative che stanno ripulendo e ristrutturando parte del suo quartiere. Diranno, le coop, che non è vero, che i criteri sono trasparenti, che si viene assunti solo passando per l'ufficio di collocamento. Ed avranno ragione sino a quando qualcuno non dimostrerà il contrario.
IL PARROCO Quanto ai precedenti penali, Tomasi cita il parroco. «Mi ha detto che se non faccio parte delle categorie protette non passo». E le categorie protette sono «pregiudicati, ex alcolisti, ex tossici, ragazze madri, uomini con famiglia o disabili a carico eccetera», gli ha spiegato il prete. E siccome di persone così il quartiere abbonda, Tomasi dovrebbe mettersi l'anima in pace. A meno che non ceda e chiami il politico in auge, o trovi una scorciatoia imboccando la facile, ancorché rischiosa, strada della delinquenza.
«NON MI RASSEGNO» La denuncia di Tomasi deflagra in piena campagna elettorale. È il grido di dolore di chi non si rassegna. «Non sopporto che a Sant'Elia l'ufficio di collocamento non lo gestiscano i burocrati ma i politici». E non lo tollera nemmeno ora che si va verso le elezioni e a Sant'Elia aprono i mercati del voto, quello ufficiale e quello abusivo. «Nella mia vita ho visto, e vedo, gente di destra e di sinistra girare per il quartiere, fare promesse anche col megafono in mano, sorriderci e stringerci la mano e chiederci il voto che “tanto poi le risposte arriveranno”. Ma io continuo a credere che per trovare un occupazione ci si debba recare in uno sportello che ci dia risposte sulla base di regole chiare». E invece? «Non mi chiamano da quattro anni mentre ho visto lavorare persone che hanno fatto richiesta molto dopo di me. Mi chiedo perché. Non ce l'ho con loro, con i miei conoscenti che lavorano né con i pregiudicati, molti dei quali sono miei amici. È una questione di giustizia».
FAMIGLIA POVERA Tomasi abita in piazza Falchi, una delle estremità del semicerchio che si chiude in via Schiavazzi. Vive con la madre, che ha una pensione di poco più di 400 euro al mese e paga un affitto di 280.
Licenzia media, è iscritto all'Ufficio provinciale del lavoro dal 2001. Lavora saltuariamente, «spesso in nero» e sa fare l'imbianchino, il giardiniere, l'elettricista, il muratore, il trasportatore, il pescatore e molto altro. È uno che non ha paura di sacrificarsi, che sa lavorare duro e che vuole un futuro normale. Nei suoi occhi c'è rabbia. «Lo dicano chiaramente, ufficialmente, che l'ufficio di collocamento non serve e che non si viene assunti se non si conosce il politico giusto, magari mi regolo di conseguenza».
IL PROCESSO Massimiliano Tomasi non vuole cedere alla lusinga del reato, non vuole cadere nella rete della delinquenza. Ma, dice, «se dovessi finire male poi lo farei io il processo ai giudici. Direi loro, che rappresentano la Giustizia, che in questo mondo ingiusto chi vuole stare alle regole ha sempre torto e che rispettando la legge da queste parti non si mangia. Che il lavoro è per i più furbi, che non è giusto dare un voto in cambio di un'occupazione e che tanto anche quando lo si dà non cambia niente. Direi loro che quando i politici sono venuti a Sant'Elia a dire che, avviando i cantieri, avrebbero dato lavoro alla gente del quartiere non dicevano la verità e direi che non si può penalizzare chi non ha mai commesso reati. Direi questo, se dovesse finire male. Ma non voglio che accada».
FABIO MANCA
mancaf@unionesarda.it