Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Tuvixeddu: «Non accettiamo ricatti»

Fonte: L'Unione Sarda
26 agosto 2008

Giuseppe Cualbu (Coimpresa) replica all'annuncio che, nonostante le sentenze, farà scattare l'ennesimo blocco 

Durissima presa di posizione alla vigilia dei nuovi vincoli
«La controfferta della Regione per Tuvixeddu è un ricatto» per i responsabili di Coimpresa, che replicano duramente
al governatore.
Le decisioni in sequenza di Tar e Consiglio di Stato sono rimaste senza conseguenze, almeno per la Regione: i giudici amministrativi avevano parlato di «sviamento di potere» da parte di via Trento riguardo al blocco dei lavori imposto alla società Nuove Iniziative Coimpresa a Tuvixeddu e Tuvumannu, ma il presidente Renato Soru e la sua Giunta restano convinti che l'area vada tutelata e il cantiere chiuso. Quindi ieri ecco l'annuncio: «Giovedì una delibera fermerà i lavori».
Furibonda, pur se composta, la reazione di Giuseppe Cualbu, amministratore delegato di Coimpresa: «È un ricatto». Cioè: «O si scende a patti e si accettano le proposte della Regione, oppure il cantiere chiude. Inaccettabile. Pensavamo che in un clima così pesante per loro non si sarebbe arrivati a nuovi provvedimenti di blocco. Invece no: un altro provvedimento che va ad aggiungersi alla già nutrita successione incalzante rilevata dal Tar che conferma un uso deviato del potere da parte della Regione».
Proprio in questo clima, secondo il costruttore, rientrerebbe la proposta del governatore: Coimpresa ceda Tuvixeddu e in cambio avrà come indennizzo le ex aree militari di viale Colombo e via Is Mirrionis. Ipotesi scartata da Cualbu, convinto che questo atteggiamento dimostri come «non si sia capita rilevanza e importanza di un intervento del valore di 200 milioni di euro e che ha avuto il via libera al termine di un procedimento amministrativo durato oltre 15 anni», senza contare che, così facendo, «il presidente sembra poter disporre a proprio piacimento di beni che non sono suoi ma dei cittadini. È giusto spendere soldi dei contribuenti senza un reale motivo di tutela?»
Il pomo della discordia è proprio questo: la protezione delle tombe puniche, molte delle quali - a detta del governatore - sono state trovate recentemente «sia nel parco che nell'area esterna al suo perimetro». Frasi che giocano sulla scarsa conoscenza della zona, ribatte Cualbu: «Il parco archeologico è una parte dell'area vincolata, molto più vasta e tutelata. Sulle aree individuate per l'edificazione è impossibile trovare nuove sepolture. Si parla di aree sterili dove prima sorgevano i vecchi capannoni della cementeria».
Stando così le cose, il dubbio per Coimpresa è che l'obiettivo sia «imporre il progetto alternativo sul colle ideato dall'architetto francese Gilles Clément, come rilevato del resto dal Tar». I giudici amministrativi avevano sottolineato il legittimo sospetto che l'idea originaria fosse quella di rendere impossibile il completamento delle opere avviate e che quindi il fine sembra essere non quello di tutelare e salvaguardare un'area pregevole quanto di cambiare la tipologia dell'intervento . «È ovvio sia così», accusa Cualbu.
A questo punto non resta che attendere l'iniziativa della Regione. Poi, in caso di stop ai lavori, «tuteleremo i nostri diritti nelle sedi più opportune», specifica il costruttore, che poi nega di aver mai respinto le proposte di accordo della Regione: «È falso. Soru parla di convocazioni irrituali fatte in prossimità di azioni di blocco dei lavori che più che avere il sapore del dialogo hanno quelle del ricatto, al quale non abbiamo intenzione di cedere. Ogni modifica al progetto va decisa in Commissione di vigilanza: qui viene monitorato l'accordo di programma, ma la Regione non ha partecipato o non ha dato alcun segnale di dialogo».
ANDREA MANUNZA

26/08/2008