Il parere di Sanna (Pd)
Riceviamo e pubblichiamo:
L'esodo delle cliniche universitarie dal centro storico di Cagliari verso il nuovo polo sanitario di Monserrato è già iniziato e pare che si completerà in breve tempo. La scelta dell'Ateneo è ormai irreversibile e rimetterla in discussione non ha più senso anche se a suo tempo fu, con buoni argomenti, contestata nell'interesse degli studenti e delle comunità.
Archiviata la fuga della Facoltà di Medicina penso però che meriti una discussione pubblica più attenta il progetto di decretare il “fine vita” dello storico ospedale civile realizzato a metà dell'800 da Gaetano Cima e che da 170 anni svolge un ruolo fondamentale per tutelare la salute dei cagliaritani e dei Sardi. In nome di un discutibile decentramento e ammodernamento della rete ospedaliera una recente e non infallibile programmazione regionale ha previsto la chiusura pressoché totale di quelli che una volta si chiamavano gli ospedali riuniti di Cagliari (San Giovanni di Dio, SS. Trinità, cliniche pediatriche) e la contestuale soppressione degli ospedali Binagli e Marino. È bene ricordare che la clinica Aresu, una volta modello di eccellente assistenza ospedaliera e di prestigiosa scuola medica e specialistica, è già stata smantellata e trasferita fuori città. Mi permetto di ricordare che circa 30 anni fa con l'avvento del sistema sanitario nazionale e con alcuni atti coraggiosi e lungimiranti della politica regionale l'organizzazione sanitaria della nostra Isola fu radicalmente potenziata sia sul versante della prevenzione e della territorializzazione dei servizi sia su quello decisivo dei presidi ospedalieri. La talassemia, il favismo, l'incidenza delle malattie infettive, la mortalità infantile e perinatale in pochi anni furono portate ai livelli delle regioni europee più progredite. Per i cardiopatici, gli emodializzati, i pazienti affetti da gravi patologie neoplastiche finirono i dolorosi e umilianti viaggi della speranza. La prevenzione, le cure, le tecnologie più avanzate, i medici e gli ospedali furono avvicinati ai cittadini. Oggi perché la più grande città della Sardegna dovrebbe essere privata dei suoi storici ospedali dopo gli ingenti investimenti fatti per dotarli di tutti i requisiti strutturali e professionali per farli diventare presidi essenziali della salute regionale?
Perché “deportare” nelle periferie e nell'hinterland miglia di posti letto e costringere a un assurdo e quotidiano pendolarismo molte migliaia di lavoratori, di malati e famigliari sofferenti?
Prima di fare passi sbagliati e avventati forse e meglio aprire nel consiglio regionale anche nei consigli comunali una discussione meno superficiale. Poco male se vanno in periferia le Città Mercato e i cinema multisala, ma gli ospedali e i Pronto Soccorso è bene che restino dentro le città e vicine alle comunità. A prescindere dalle Giunte e dalle maggioranze che si alternano nel governo della nostra Regione, penso che una riflessione si imponga per tutti in questo delicato campo della nostra organizzazione civile. Forse con l'ospedale del Cima siamo ancora in tempo per salvare non solo un prezioso patrimonio architettonico e di cultura medico-scientifica ma anche i diritti e i servizi molto avanzati che abbiamo conquistato come sardi per tutelare la nostra salute e la nostra vita.
Emanuele Sanna
ex presidente del Consiglio regionale