MERCOLEDÌ, 10 SETTEMBRE 2008
Pagina 1 - Cagliari
di Roberto Paracchini
Oggi la parola passa al Comitato di vigilanza sull’accordo del 2000
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CAGLIARI. Vertice su Tuvixeddu: in mattinata si riunisce in Comune il Comitato di vigilanza per l’attuazione dell’accordo di programma. Il sindaco Emilio Floris spera che tra Regione e privati si riesca a raggiungere un accordo. E la Coimpresa ha più volte sottolineato che è il Comitato di vigilanza la sede istituzionale in cui si possono discutere eventuali modifiche. Ieri sera, intanto, la Giunta ha approvato la transazione ipotizzata con Cocco Costruzioni in cambio dell’area di Sant’Avendrace.
Da parte sua la Regione, il presidente Renato Soru in particolare, ha fatto sapere che l’amministrazione è disposta a una compensazione (fornire aree alternative), ma che non si esclude nemmeno un indennizzo. Quest’ultimo, però, dovrebbe riguardare il danno avuto in rapporto al blocco dei lavori e non il mancato guadagno. La Coimpresa, invece, ha sottolineato più volte che le sentenze amministrative sottolineano che «noi siamo nel pieno del diritto. In questi casi si può e si deve, eventualmente, parlare solo di indennizzo». Da oltre un anno e mezzo è in atto un braccio di ferro tra la Coimpresa e il Comune, da un lato (la Cocco, interessata a un intervento minore e che non fa parte dell’accordo di programma, ha già raggiunto un accordo per una permuta); e la Regione, dall’altro. Sul piatto del contendere c’è il modo di intendere la salvaguardia e la valorizzazione della necropoli punico romana che insiste su Tuvixeddu (la più ampia del Mediterraneo). La questione era stata regolata con un accordo di programma firmato nel 2000, oltre che dalla Coimpresa, dal Comune (che aveva ricevuto dalla società quaranta ettari di terreno e il ridimensionamento - 38 miliardi di vecchie lire di abbuono - di un vecchio debito legato a un contenzioso per dei terreni espropriati in modo irregolare) e dalla Regione. L’atto di otto anni fa prevedeva anche un parco archeologico naturalistico di circa venti ettari (i cui lavori, appaltati dal Comune, sono fermi anche per l’intervento della magistratura); una serie di costruzioni in un’altra parte del colle, a lato di via is Maglias, per circa quattrocento appartamenti (che dovrebbe realizzare la Coimpresa); e una nuova viabilità (la strada avrebbe dovuto passare anche attraverso il canyon di Tuvixeddu).
Dal gennaio del 2007, però, la Regione è intervenuta con una serie di atti volti a bloccare tutti i lavori e ad allargare il vincolo di inedificabilità a tutto il colle. Poi sia i privati che il Comune hanno fatto ricorso al Tar, che ha annullato il nuovo vincolo. La Regione si è appellata al Consiglio di Stato che ha, però, sostanzialmente convalidato la sentenza del tribunale amministrativo: forti errori procedurali (soprattutto nella costituzione della commissione al Paesaggio, quindi annullata) e sostanziali («sintomo di grave eccesso di potere sotto il profilo dello sviamento»), più la mancanza di coinvolgimento del Comune.
Da parte sua la Regione ha motivato l’intervento, «al di là degli errori procedurali», con la nuova sensibilità paesaggistica. Il Codice Urbani (la legge del 2004 che regola i beni culturali) ha «infatti, inserito il concetto di bene paesaggistico come valore non commercializzabile e determinante per il recupero del senso storico e simbolico del luogo». Da qui le azioni della Regione volte ad allargare il vincolo a tutto il colle per farne un grande parco.
Nei giorni scorsi, infine, dopo la riapertura dei cantieri da parte della Coimpresa il governo dell’isola ha, prima, approvato una delibera da presentare al Consiglio per la costituzione della commissione regionale al Paesaggio (l’unica che può motivare l’estensione del vincolo di inedificabilità a tutto il colle); poi mandato una lettera al ministro Sandro Bondi (Cultura) per chiedere l’allargamento della tutela sulla base dei nuovi ritrovamenti; e infine deliberato il blocco dei lavori su tutto il colle per novanta giorni (stop, però, non ancora notificato al privato).
Per la Coimpresa, ha spiegato l’amministratore Giuseppe Cualbu, «il dialogo viene dopo il ristabilimento delle condizioni di diritto. Il che signfica che chi ha sbagliato dovrà pagare. Poi noi ascolteremo eventuali proposte».