Commento
Giulio Zasso
Si spera che le carte bollate siano scivolate definitivamente in un cassetto, portandosi via le polemiche su quello che non è stato e non sarà più. È il tempo di accendere la luce sul gioiello rimasto per troppo tempo all'ombra di una città incapace di valorizzare il legame con le proprie radici. La storia tormentata della più grande necropoli punica esistente deve trasformarsi in un'occasione per Cagliari. Cultura, sviluppo, turismo e anche integrazione: il Parco archeologico può diventare anche il collante tra diversi lembi del capoluogo rimasti inspiegabilmente lontani tra loro, quasi in un fiero, se non sprezzante, isolamento. Basta sorvolare la città dall'alto per scorgere la strana ciambella attorno a Tuvixeddu, il colle dimenticato. Una macchia che deve sparire in fretta se il capoluogo della Sardegna vuole ambire a diventare un punto di riferimento nel Mediterraneo. E allora è tempo di augurarsi che il progetto Parco arrivi al traguardo. Se davvero, come fa sapere il Comune, i lavori sono stati realizzati al 70 per cento, allora è lecito cedere a un cauto ottimismo. Se però, come rilancia Legambiente, il piano di recupero dev'essere supportato da novanta milioni di euro, allora il discorso cambia. E di molto. In questi tempi di vacche magrissime è assurdo pensare a finanziamenti di tale portata che tanto non arriverebbero mai. Meglio la logica dei piccoli (ma rapidi) passi, con interventi di recupero e valorizzazione del verde che esaltino le tombe cartaginesi (e romane) e la loro storia iniziata più di duemilacinquecento anni fa.