Sotto le rovine della chiesa gli archeologi scoprono un locale sotterraneo con archi e volte
CAGLIARI. Spunta una cripta dagli scavi di Santa Lucia. Il cantiere della Marina comincia a svelare i segreti. Dopo aver riportato alla luce diverse strati di pavimentazioni, che raccontano le diverse fasi storiche dell’edificio, la squadra guidata dall’archeologa Stefania Dore ha intercettatounambiente sotterraneo: «potrebbe trattarsi di una cripta o di una cisterna», spiegano i tecnici. Lunga quasi 4 metri e larga più di un metro. «In un resoconto di una visita pastorale del ‘700 che si trova in Curia», spiega Marco Cadinu, responsabile scientifico del progetto e docente di Storia dell’Architettura nell’Ateneo cittadino, «si parla di un “carnero”, cioè di un ossario, nel sottosuolo al quale si accedeva tramite una porta». Le piogge di questi giornihanno rallentato i lavori, ma gli archeologi stanno aprendo il fronte di indagine anche all’area delle cappelle. E il cantiere intanto continua a a catturare sempre di più le attenzioni e le curiosità dei passanti e dei residenti, che semprepiùnumerosi si affacciano al cantiere e chiedono informazioni agli archeologi. Il cantiere per lo scavo è stato riaperto (dopounostop durato tre anni) una ventina di giorni fa grazie a 50 mila euro arrivati dal Banco di Sardegna ( chiesti da anni fa dall’ex parroco di Sant’Eulalia, don Mario Cugusi). Il primo assaggio ha già riportato alla luce una porzione dell’antica pavimentazione seicentesca (mattonelle in cotto quadrate),mapiù sotto potrebbero emergere i resti delle fondazioni più antiche risalenti al XIII secolo. Le prime tracce della chiesa di Santa Lucia risalgono al 1119, prima della nascita della fondazione di Castello e quindi del nucleo del capoluogo. L’edificio viene colpito, ma non irreparabilmente, dai bombardamenti del 1943. Nel 1947 la Diocesi decide di realizzare una chiesa in via Donizetti (zona di nuova espansione edilizia alla fine degli anni ‘40), ottiene i finanziamenti del Governo per la ricostruzione delle chiese parrocchiali, dice sì alla realizzazione di una piazza al posto della vecchia chiesa. Quella piazza non si farà mai, ma intanto due terzi dell’edificio spariscono: restano in piedi le cappelle del lato destro con gli ambienti soprastanti, la sacrestia, due muri perimetrali e un piccolo tratto della facciata su via Barcellona. Le cappelle vennero murate e i locali da esse ricavati usati per decenni come deposito. L’area diventa un parcheggio e negli ultimi anni una discarica. Nel 2007, grazie a 50mila euro della Soprintendenza, don Mario Cugusi, parroco di Sant’Eulalia,promuove la sistemazione e il decoro dell’area. L’obiettivo finale (già messo nero su bianco nel piano particolareggiato del centro storico) è quello di rimettere in sicurezza l’immobile, sottoporlo aduninsieme sistematico di opere di studio e di accurato restauro e permettere il recupero funzionale degli ambienti interni, in vista della futura apertura di un info-point di carattere turistico e culturale, collocato all’ingresso del centro storico, alle spalle dei portici di via Roma. L’area sarà quindi adibita a spazio aperto con funzioni di piazza pubblica, pavimentata in lastre di pietra posate su di un banco di sabbia, 70 cm al di sotto dell’asfalto odierno e cioè alla quota di calpestio della chiesa del primo Seicento. L'obiettivo finale è la realizzazione dei un lungo itinerario culturale che comprenda uno spazi libero e a disposizione di tutti i cittadini, reso sicuro e munito di alcune essenziali opere di arredo. (en.ne.)