Al Lirico la prima del capolavoro di Caikovskij con in scena le stelle ucraine
Coinvolgente interpretazione del maestro Allin Vlasenko
Teatri d'opera: tentativi di resistere alla crisi nonostante i tagli. I soldi scarseggiano e la qualità delle proposte scende giù? A volte sì, ma non nel caso del "Lago dei Cigni" portato in scena con successo l'altra sera al Lirico di Cagliari dal Balletto dell'Opera di Kiev, ospite in città fino a sabato prossimo. Una serata di grande danza in compagnia del famoso balletto di Lev Ivanov e Marius Petipa su musiche di Cajkovskij (la versione integrale debuttò nel 1865 sul palco del Mariinskij di San Pietroburgo dopo gli insuccessi dei precedenti coreografi, Reisinger e Hansen), che insieme a "Giselle" detiene il primato di titolo più amato e popolare del repertorio classico.
Una storia che continua a farsi beffa del tempo occupando un posto speciale nel cuore dei ballettomani, con la timida e romantica Odette, infelice principessa vittima di un sortilegio del perfido mago Rothbart, che di giorno la fa vivere da cigno e di notte le fa assumere le sue vere sembianze. Solo l'amore sincero di un uomo, il principe Siegfried, spezzerà l'incantesimo spalancando così le porte alla vittoria del bene sul male. Una storia che non conosce ruggine, celebrata dal cinema (le folgoranti citazioni in Billy Elliot, il recente e discusso "Black swan" di Darren Aronofsky con Natalie Portman e Vincente Cassel, che ha scatenato l'ira del Royal Ballet), come dai bei nomi della danza contemporanea internazionale e di casa nostra: Roland Petit, Jan Fabre, Matthew Bourne, Edouard Lock, Mats Ek, Kostantinos Rigos, Von Krahl Theatre, Laura Corradi, Enzo Cosimi, che lo scorso anno alla Vetreria di Pirri propose per Autunno Danza lo spiazzante "Odette-Odile Investigations".
Giusto per ricordare che il cammino di questo caposaldo del balletto classico, prosegue parallelamente all'evoluzione del modernismo coreografico. Suddiviso in tre atti, con la musica di Cajkovskij affidata all'Orchestra del Lirico diretta per l'occasione da Allin Vlasenko, il Balletto di Kiev regala un magnifico affresco di corpi dove ogni gesto, movimento di braccia, busto, gambe, ogni volgere di capo, è codificato per sempre, scolpito in una memoria gestuale indelebile. Un affresco dove il profumo di una poesia gestuale che nasce dalla tradizione, si mescola con il virtuosismo, con passi e movimenti sincronizzati eseguiti con limpida tecnica, con ammalianti pas de deux, pirouettes, développé, grand jetés, con lirismo accorato e dolente e ruoli che sembrano cuciti addosso ai protagonisti ammirati nel corso della prima: Natalja Macak, nella doppia veste di Odette/Odile, Denis Nedak in quella del principe Siegfried.
Una messinscena che nonostante le implicazioni psicologiche della trama, bada all'essenza della fiaba, con un happy end che celebra la sconfitta di Rothbart, ottimamente interpretato da Jan Vanja, e il matrimonio tra Odette e Siegfried, salutato da lunghi e caldi applausi.
Carlo Argiolas