Il fenomeno
«Cagliari... Cagliari... Nato a Lanusei ma deceduto a Cagliari... Nato a Villaputzu ma residente a Cagliari... Cittadino della Repubblica popolare cinese, deceduto a Cagliari...» C'è anche un cinese, nell'elenco dei venti defunti «cagliaritani» il cui corpo è stato cremato nell'impianto di La Maddalena: morto a Cagliari dopo aver espresso precise volontà sul destino della sua salma, anche per lui è stato necessario organizzare la trasferta in Gallura.
Nel capoluogo, la cultura della cremazione sembra essersi ormai radicata. «Noi siamo stati i primi, a Cagliari e in Sardegna, a garantire la cremazione», spiega Giuseppe Cutuli, agenzia funebre Caralis: «Il primo in assoluto fu don Alfonso, titolare di una pizzeria qui di fronte alla nostra agenzia, in via Santa Margherita. Era il '78, forse l'80. La famiglia non ne sapeva nulla: lo si scoprì dal testamento. All'epoca di cremazione si parlava pochissimo e in Sardegna non esisteva nessun forno. Lo portammo a Livorno».
In trent'anni, anche grazie alla So.Crem. (Società per la cremazione, sede a Cagliari in via Sardegna n. 135, telefono 070/663411) molte cose sono cambiate: la cultura della cremazione si è diffusa, si è superata l'ostilità della Chiesa, la scarsità di spazi nei cimiteri ha fatto il resto. La chiusura dell'impianto di San Michele, però, sembra aver riportato indietro le lancette.
30/09/2008