Le fibre dovranno essere portate nella Penisola: in Sardegna non ci sono discariche apposite
Il presidente dell'Associazione ex esposti: «Servono risposte immediate»
«No, non è normale quest'attesa del Comune». Giampaolo Lilliu lotta contro l'amianto da almeno trent'anni. Fondatore e presidente di Areas - Associazione regionale ex esposti all'amianto Sardegna, nel 2010 ha denunciato la contaminazione della spiaggia di Funtana Meiga. Un caso simile a quello del litorale cagliaritano. «Il Comune avrebbe già dovuto delimitare l'area interessata dalla contaminazione», spiega Lilliu secondo cui «l'Arpas nel momento in cui ha confermato che i frammenti edili erano amianto inerte, Eternit, sicuramente ha ha segnalato all'amministrazione quali sono i suoi doveri, fra cui quello della delimitazione».
IL DILEMMA E IL RISCHIO Secondo Lilliu, il vero problema è «capire se le fibre si sono già disperse nell'aria o se sono rimaste sotto la sabbia». Secondo il presidente di Areas, «in tutti questi anni è possibile che, con l'azione del vento, le fibre siano volate» ma anche che siano rimaste intrappolate nell'arenile. Questo non vuol dire che siano meno pericolose. «Muovere la sabbia è facile, basta il vento. Per questo anche durante la bonifica bisogna fare molta attenzione».
IL CASO SIMILE L'eventuale bonifica del Poetto dovrebbe essere simile a quella effettuata a Masangionis, nel territorio di Arborea. Siccome è impossibile separare le fibre dai granelli di sabbia o di terra, il terreno contaminato si asporta e si deposita in sacchi appositi che poi verranno portati in discariche speciali, nella Penisola.
IL PROBLEMA DISCARICHE In Sardegna, infatti, «ne esistono quattro - specifica Lilliu - ma solo per il cemento-amianto». Per le fibre bisogna trasportare i sacchi con il materiale cancerogeno fino a una discarica italiana. Ma c'è anche la possibilità di rendere l'amianto innocuo, attraverso il processo di “inertizzazione”.
L'INERTIZZAZIONE Si porta il materiale contaminato a una temperatura di oltre 1.600 gradi centigradi, così l'amianto viene dissolto e il resto diventa una sorta di “vetro”. «L'unico esistente è in Francia», sottolinea Lilliu, che auspica che nell'Isola ne venga costruito uno. «Anche perché - spiega - esiste anche un brevetto italiano su questo modo per rendere inerti le fibre. Viste le quantità di Eternit presenti nell'Isola sarebbe remunerativo ma finora nessun imprenditore ha voluto prendere l'iniziativa». (m. g.)