Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Solo badanti e serrande chiuse

Fonte: L'Unione Sarda
2 novembre 2012


Anziani malfermi con le loro assistenti, negozianti in fuga, il cinema dimenticato
 

Piazza Michelangelo, il regno del vecchio che avanza
Vedi tutte le 5 foto
Il donnone coi capelli biondi cotonati sostiene il braccio a una vecchina vestita di nero col viso scavato dagli anni e lo sguardo fisso. Non scambiano una parola mentre camminano a passettini quasi snervanti verso l'angolo con via Cavaro. È mezzogiorno, ora di pranzo: le panchine si svuotano delle badanti e dei loro assistiti, una decina di anziani malfermi o in carrozzella. Ci ritorneranno, sole permettendo, il pomeriggio o la mattina dopo. Piazza Michelangelo è diventato il loro luogo preferito, tranquillo e ripulito dei tossici che per anni l'hanno popolata. Era il regno degli spinelli e anche peggio, ora del vecchio che avanza.
Alle spalle le ex case popolari, i primi alloggi a riscatto costruiti nel dopoguerra sull'ultimo tratto di via Dante. Dall'altra parte i palazzi degli anni Sessanta dietro via San Benedettto. Un quadrilatero ombreggiato, unica isola verde in mezzo al cemento.
OSSERVATORIO «Mio padre ha aperto nel 1959 quando la piazza era uno sterrato che brulicava di bambini», ricorda l'edicolante Michele Cardone: il suo chiosco ha fatto da osservatorio del declino del quartiere, spopolato dal mancato ricambio generazionale. «Ho visto i figli crescere, poi se ne sono andati tutti via. Nelle case restano solo i genitori che invecchiano». Gli alloggi vuoti invece sono affittati in gran parte a studenti che possono usufruire della mensa universitaria a due passi, sull'altro lato della piazza: unico segno di vita, però insufficiente a rimuovere il velo di malinconia che circonda questo angolo di San Benedetto.
Metà dei 24 esercizi commerciali è sprangato. In tre mesi la stagione delle tasse e della crisi dei consumi ha fatto chiudere cinque attività. Due ad agosto e tre da domani: la lavanderia, un negozio di telefonia dei fratelli Pierluigi e Paolo Succa, la sala-giochi di Michele Peluffo. Avevano aperto un anno fa, gli incassi non hanno mai pareggiato i conti. «È stata una delusione». Perfino il Bar Primavera, il locale storico della zona, ha alzato bandiera bianca ma è un caso a sé: dovrebbe riaprire, stando ai rumors, con veste rinnovata. Salvo miracoli a fine anno, chiude baracca e burattini anche Francesco Maffei, il primo parrucchiere della zona che negli ultimi tempi è riuscito a resistere soltanto con una dipendente: la moglie.
LUCI ROSSE E poi c'è il Corallo, il cinema di San Benedetto. L'insegna al neon campeggia ancora ma è spenta da almeno quindici anni, epilogo scontato dopo aver fatto cassetta nel decennio precedente col pubblico di nicchia dei film a luci rosse. Non ha seguito il destino delle altre sale cagliaritane riciclate come centri commerciali. L'interno è stato smantellato, ma tutti i tentativi di adattarlo a una nuova attività sono naufragati nel mare di carta bollata di un contenzioso ostaggio dei tempi della giustizia.
Una decina di anni fa il Comune è riuscito a rimettere a nuovo la piazza. È pulita: gode di ampi spazi, prato verde, panchine, alberi e di una fontana geometrica che alimenta una cascata, sicuramente originale per Cagliari. Sarebbe il posto ideale per un gazebo, sedie e tavolini all'aperto. Finora nessuno ha avuto il coraggio di fare la prima mossa.
LA SOSTA I parcheggi la soffocano ma sono un male necessario, come spiega il parrucchiere Andrea Demontis. «I garage scarseggiano: quando sono stati costruiti, i palazzi beneficiavano di norme meno stringenti in fatto di parcheggi». Risultato: chi abita in zona può lasciare l'auto solo attorno alla piazza. Gratis, ovviamente. Non funzionebbero neanche le strisce blu: il Comune sarebbe obbligato a fornire il pass a tutti i residenti e il risultato sarebbe lo stesso. Meglio lasciare le cose come stanno e non rovinare il tran tran dei giorni che passano.
Antonio Martis