Alla Vetreria di Pirri per la rassegna di Spaziodanza la commovente coreografia di Virgilio Sieni
di Sabrina Zedda wPIRRI Fidarsi completamente di qualcuno che non si conosce e abbandonarsi nelle sue braccia, in una danza ad occhi chiusi che sa di sussulti, di palpitazioni al cuore e di vibrazioni capaci di commuovere un’intera platea. Giuseppe Comuniello è un giovane non vedente, eppure nello spettacolo “Atlante del bianco”, una coreografia di Virgilio Sieni andata in scena l’altra sera nell’ex Vetreria all’interno della rassegna Autunno danza, è riuscito a disegnare i colori regalando al pubblico un’intera tavolozza. Impresa improba che può riuscire solo a chi, come lui, mette dentro a uno spettacolo tutto il suo impegno misto all’onestà di presentarsi proprio così come si è, senza nascondere nulla. In una scena quasi asettica, dove a creare un po’ di scenografia è solo qualche tenda bianca svolazzante. Giuseppe Comuniello si muove secondo le emozioni che sente: gira intorno al palco, balza da una parte all’altra, e poi balla. Qualche passo appena accennato, a volte, volteggi e piroette in sequenze più lunghe, altre ancora. E poi si sbatte per terra, ride, s’arrabbia e agisce a seconda delle emozioni trasmesse dalla musica. Che non è sempre la stessa: ma è fatta di vibrazioni metalliche, dei suoni melodiosi di un violino e di un pianoforte, di lunghi silenzi anche, e di un brano dei Roxy Music (“More than this”) che più alzi il volume più vedi questo ragazzo tirar fuori energie. E sta forse qui il segreto delle emozioni che questo lavoro sa trasmettere pur utilizzando pochi strumenti: l’energia di questo ballerino che il pubblico sa essere cieco, ma che in fondo sa fare di tutto, persino, come in questo caso, portare avanti da solo uno spettacolo di quasi un’ora. Anche chi sembra avere minori possibilità ha in fondo la sua tavolozza di colori da utilizzare e alla fine di “Atlante del bianco”, Comuniello dà l’ultima pennellata: «Avrei bisogno di uno di voi, grazie», dice rivolto al pubblico. Silenzio in sala, mentre un giovane alto si fa verso il palco. Parole sussurrate alle orecchie ed ecco che l’ospite si abbandona a occhi chiusi tra le braccia di Comuniello, che lo guida in una danza dal forte impatto emotivo. Il pubblico si commuove quasi sino alle lacrime, sicuro di avere imparato qualcosa di importante. La coreografia, che trascrive appunto il viaggio immaginario del corpo verso la conoscenza dei colori, rientra nel progetto “Damasco corner”, realizzato da Sieni (tra i più illustri coreografi italiani contemporanei) con una compagnia di ballerini non vedenti. Un lavoro partito già nel 2008 che ora diventa sempre più perfetto. Prossimo appuntamento con la rassegna organizzata da Spaziodanza mercoledì. In programma “Spic & Span, a cura di Marco D’Agostin, Francesca Foscarini, Giorgia Nardi, in co-produzione con Aldes.