Successo per il Trittico di Respighi e i Madrigali di Malipiero venerdì al Teatro Lirico
È il Rinascimento rivisto con la conoscenza tecnica di secoli di musica tonale. L'insieme è la suggestione del Trittico botticelliano di Ottorino Respighi. Un mélange di stili, un gioco intellettuale che Filippo Maria Bressan conduce con vitalità e partecipazione emotiva. E che l'Orchestra del teatro lirico di Cagliari interpreta calandosi in un linguaggio che riprende cadenze rinascimentali, assonanze madrigalesche affiancate a rimembranze musicali eclettiche. Nelle musiche ispirate a tre fra i più celebri dipinti di Botticelli si sente così l'eco delle sonorità di Vivaldi, nella Primavera, dell'esperienza impressionista di Debussy, nella Nascita di Venere, e aspetti popolareggianti, come la citazione del “Tu scendi dalle stelle”, nell'Adorazione dei magi. Perché quello che voleva esprimere Respighi in quel 1927, quando presentò il suo Trittico, era un'operazione di sincretismo musicale che descriveva l'arte del Rinascimento mentre guardava alle radici della musica strumentale italiana, come in una sorta di ribellione allo strapotere del repertorio operistico onnipresente nei teatri dell'Italia di allora.
Musica gradevole, perfettamente fruibile che Bressan interpreta affidandosi alla competenza dell'orchestra per evidenziarne i colori e le sfumature. La personalizza in un'interpretazione che sottolinea quegli aspetti descrittivi che saranno poi sviluppati dalla musica delle colonne sonore della nascente arte cinematografica.
E ancora al Rinascimento, con lo sguardo dell'uomo del '900, guarda anche Gianfrancesco Malipiero nei suoi Madrigali per orchestra, rielaborazioni dei madrigali dal “Settimo Libro” di Claudio Monteverdi. Un discorso con punti di originalità che poi prosegue con Ildebrando Pizzetti che, riprendendo gli stilemi degli antichi teorici, guarda alle melodie dell'antica Grecia con “Due inni greci” che a Cagliari hanno potuto contare sulla voce modulata e tornita di Elisabetta Scano.
Punti di vista diversi che Bressan e l'orchestra interpretano sottolineandone lo spirito unitario dell'estetica di quella che venne definita la “generazione dell'Ottanta”. Ma se tutti nacquero nello stesso scorcio di Ottocento e condivisero la maturità nel ventennio fascista, certo ognuno si rapportò alla cultura di quegli anni in modo differente. E le personalità dei musicisti emergono bene nel concerto di venerdì al teatro lirico in una carrellata di repertorio anticheggiante e tonale dove le differenze stilistiche vengono sottolineate con efficace incisività dall'orchestra. Che Bressan guida con la articolata espressività gestuale, ampia e precisa, e ad animare i fraseggi a richiamare interventi solisti dei legni.
Quasi un secolo separa “La tavola di smeraldo” di Ermete Trismegisto da quelle musiche. Eppure nella nuova composizione di Sergio Rendine, commissionata dal teatro cagliaritano ed eseguita in prima assoluta, gli orizzonti estetici e le scelte linguistiche sono sulla stessa linea d'onda. Al di là di ogni giudizio sul valore e l'originalità dell'opera, resta la bontà dell'esecuzione attenta ed espressiva del coro e dell'orchestra che hanno meritato gli applausi del pubblico.
Greca Piras