Cagliari, lo Stabile debutta al Massimo in “Storie di famiglia”, regia di Penchenat
di Enrico Pau wCAGLIARI
"Storie di Famiglia" di Jean Claude Grumberg in prima nazionale nei giorni scorsi al Massimo, porta a conclusione un percorso iniziato mesi fa da Jean Claude Penchenat, allievo e compagno di strada della grande regista francese Arianne Mnouchkine, dentro la scrittura di uno degli autori contemporanei più amati dai francesi. Un lavoro nato dentro i confini del nuovo "laboratorio" e delle linee di ricerca dello Stabile di Sardegna che, da quando è direttore artistico Guido de Monticelli, mostra maggiore attenzione per autori come Grumberg, importanti, ma poco frequentati sui nostri palcoscenici. Lo spettacolo nasce dal seminario estivo del regista francese, e di quel lavoro di preparazione ha conservato la natura nella sua forma frammentaria. Un testo composto da sei atti unici, fulminei, ma tenuti insieme dal regista con la presenza, laterale, sulla scena, curata da alcuni studenti della facoltà di Architettura di Cagliari, di una sorta di personaggio fisso/narratore, l'autore stesso, o almeno una sua proiezione, che regala unità alle brevissime piece di Grumberg che si fondano sulla ricostruzione di un "immaginario" familiare. Un immaginario con accenti anche comici, che racconta però eventi tragici, questo l'elemento certamente più singolare, la storia di una famiglia ebrea francese segnata dalle tragiche vicende della guerra, della deportazione nei campi di sterminio che colpì molte famiglie come quella di Grumberg. Fra le sei piece da segnalare la prima assoluta di "Sua Mamma", interpretata con la solita professionalità da Maria Grazia Bodio, Cesare Saliu e due giovani e interessanti allievi attori Jacopo Zerbo e Alessandro Meringolo. Una serata che si completa con altri brevi testi e un cast che comprende un assai efficace Marco Spiga, le storiche attrici della compagnia Lia Careddu e Isella Orchis che assecondano con disciplina e rigore la regia di Penchenat che mostra qualche limite almeno su un piano della capacità di generare emozioni, momenti forti, ma insieme un grande entusiasmo per la singolare natura comico/tragica di una scrittura che il pubblico italiano deve ancora scoprire.