Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Circoscrizioni in rivolta: «Poteri o dimissioni»

Fonte: L'Unione Sarda
4 novembre 2008

Ieri riunione generale dei cinque ex comitati di quartiere: sotto accusa il regolamento del decentramento

I presidenti: «Senza deleghe non serviamo a nulla, meglio chiudere»

Consiglieri e presidenti contro il regolamento del decentramento: «Manca la delibera attuativa».
I primi a dire che «le circoscrizioni non servono a nulla», sono loro. I presidenti. Ecco perché negli ultimi due anni, a cadenza più o meno regolare e con venature polemiche sempre più consistenti, hanno minacciato a turno dimissioni di massa, chiesto l'abolizione degli inutili parlamentini o, in alternativa, supplicato di poter fare qualcosa che andasse oltre le feste rionali e il rilascio delle carte d'identità. Amministrare, insomma. Per giustificare un impegno che viene internazionalmente riconosciuto come il “trampolino di lancio” verso un posto in consiglio comunale o, caso raro, un assessorato di seconda scelta.
RIUNIONE PLENARIA Un mix di ragioni che ha convinto i presidenti a convocare per ieri sera una riunione plenaria di tutti i consigli (nella sede di via Montevecchio, presenti una sessantina di componenti su 114, la Municipalità di Pirri non ha partecipato) per discutere di quel muro di gomma chiamato Regolamento del decentramento (rinfrescato nel 2006 proprio per «attribuire funzioni» agli ex comitati di quartiere) che per ora non ha cambiato di una virgola il loro lavoro. Fatto di telefonate ai dirigenti, fax agli assessorati, ricerca del funzionario più disponibile per tappare la buca nell'asfalto. Stop.
UN CALL CENTER POLITICO Una sorta di call center di politica pronto-intervento che secondo Paolo Truzzu, presidente della Circoscrizione 5 (che riunisce i rioni di La palma, Sant'Elia e Monte mixi), non funziona neanche troppo bene: «Chiamando l'ufficio relazioni col pubblico del Comune qualunque cittadino può risolvere i problemi prima di noi, che dobbiamo combattere con fax che vengono buttati nel cestino e dirigenti che non rispondono». Tutto questo, ovviamente, ha un prezzo: 464 euro al mese per ogni presidente (dimezzati in caso di altro reddito) più lo stipendio di 19 consiglieri, sfrondato neanche un mese fa per effetto della Finanziaria 2008 (tetto massimo: 116 euro) ma che per anni ha navigato serenamente sulla scia dei 3/400 euro. Seduta più, seduta meno.
TRAGUARDI MINIMI I risultati? Chiedere a Tonio Puddu, reuccio della Circoscrizione due (Sant'Avendrace) e politico di lungo corso, quale sia il suo traguardo più importante significa ottenere in risposta una sola parola: «Niente». Il collega del centro storico Gianfranco Carboni alza un po' il tiro («Ho fatto pulire lo sterrato di via Fara») mentre Simone Crisponi, presidente della circoscrizione tre, rilancia: «Ho risolto il problema delle fognature nelle case popolari di via Baudi Vesme». E così via. Traguardi che gli stessi interessati definiscono «minimi», ottenuti dopo un turbine di telefonate, pedinamenti di assessori e valanghe di carte bollate.
NIENTE SOLDI Eppure il regolamento, all'articolo 28, prevede che i parlamentini possano gestire direttamente gli «interventi di minuta e urgente manutenzione dei sedimi stradali, marciapiedi, elementi di arredo urbano e di illuminazione pubblica, presenti nel territorio circoscrizionale». Peccato che non abbiano i soldi per farlo: «Manca la delibera quadro», tuona Crisponi. Ovvero: un documento che indichi quali e quanti siano i soldi da spendere, come farlo e in quali casi. Insomma il potere c'è, ma nessuno lo può utilizzare. E loro rimangono lì, come «ministri senza portafoglio» (copyright Crisponi), stritolati fra «l'iperattività degli assessori e l'intraprendenza dei dirigenti».
«MAI MOSSO UN DITO PER NOI» Alessandro Sorgia, a capo della Circoscrizione quattro, spiega perché nessuno ha mai mosso un dito per far funzionare gli organi decentrati: «Siamo visti come antagonisti dai consiglieri comunali, che sono già offuscati dalla giunta e dunque non fanno nulla per noi, salvo chiederci di portare i nostri voti. Dobbiamo batterci per ottenere le deleghe, altrimenti non ci restano che le dimissioni». Dimissioni (poi ritirate) che Gianfranco Carboni ha presentato con raccomandata quasi un anno fa proprio per questo motivo. Le stesse dimissioni che ora minacciano i 5 presidenti, se il consiglio comunale non si accorgerà di loro. C'è ci vuole mettere il municipio «a un bivio, chiedendo un ordine del giorno che preveda le delibere-quadro» (Crisponi) e chi invece ipotizza ricorsi al Tar (Carboni). Nel frattempo, si continuerà a discutere. A pagamento: la seduta generale di ieri costerà, al netto degli stipendi dei funzionari in trasferta, circa 1.400 euro.
MICHELE RUFFI

04/11/2008