Il patron Cardia al Comune: dateci lo stadio o metteteci a norma il nostro campo
Impianto non agibile nel vecchio borgo, la Serie D è a rischio
Il Progetto Sant'Elia dichiara guerra al Comune. Giovedì prossimo, dirigenti, giocatori e tifosi della squadra di calcio simbolo del borgo manifesteranno davanti al municipi per chiedere a gran voce la concessione parziale dello stadio Sant'Elia (il rettangolo di gioco, la tribuna centrale e gli spogliatoi) per la disputa delle partite casalinghe del campionato nazionale di Serie D, ossia la categoria nella quale la squadra milita ormai da due anni. In alternativa, la società sportiva chiederà che s'intervenga a tempo di record per risolvere le gravi carenze strutturali dell'impianto comunale di via Schiavazzi, ripetutamente bocciato dagli ispettori della Lega nazionale dilettanti, che hanno già invitato la dirigenza biancoblù a utilizzare un campo diverso. L'impianto è privo di spalti adeguati, servizi igienici separati per le opposte tifoserie e uscite di sicurezza.
Il presidente del Sant'Elia, Franco Cardia, minaccia clamorose azioni di protesta. «Monteremo due porte in via Roma, bloccheremo il traffico e insceneremo una partitella in famiglia. Chiederemo ai vigili urbani di partecipare nelle vesti di guardalinee. I nostri tifosi arriveranno a bordo di un pullman scoperto appositamente noleggiato». Se non si troverà una soluzione, il Sant'Elia sarà costretto a giocare a porte chiuse o emigrare (Pula oppure Villacidro). «Se il Comune non farà niente», tuona, «ritirerò la squadra dal campionato». La società chiederà un incontro con il sindaco, Massimo Zedda, per verificare la possibilità di usufruire temporaneamente delle tribune (recentemente smontate) dell'Arena concerti di Sant'Elia. «Le soluzioni ci sono», conclude Cardia, «ciò che manca è la volontà di fare le cose».
Paolo Loche