L’attesa nella sede dei democratici in via Emilia a Cagliari mentre sino a notte i telefoni diventano roventi per tentare di ottenere tutti i numeri definitivi
primarie centrosinistra reazini .+- .CAGLIARI.
L’aria è frizzante, in Via Emilia. Il «palazzo bianco» del Pd è animato da rottamati, rottamatori e vendoliani. Mescolati. È un incrocio di voci, idee, progetti, di «dai, ce la facciamo al primo turno» e «sicuri, si va al ballottaggio», nei pianerottoli fra il primo piano (dati di Cagliari e città) e quello più nobile, sedici gradini più su, per il tabellone regionale. Lavorano in tanti: al telefonino, sul computer, o dietro stampanti che volano e sono persino a colori. Il Viminale del Pd, funziona molto meglio di quello ufficiale. Di sicuro è più allegro. Non c’è nulla di grigio e ministeriale, in queste stanze: solo jeans, “piumini” alla moda, t-shirt colorate e qualche eskimo rimesso a nuovo. Corre la gente, insieme ai dati, salgono e scendono gli scatoloni, sono le urne dell’«Italia, bene comune». Belle le primarie del centrosinistra, bello il clima: ci sarà da divertirsi. E anche da mangiare, pizze tonde al taglio, da bere birra e acqua, e in arrivo c’è anche qualche dolcetto, annuncia il deputato Giulio Calvisi. Generi di conforto e numeri vanno che è un piacere,quando Giampaolo Diana, capogruppo del Pd in Consiglio regionale, fa il suo ingresso, in bicicletta, nel giardino della sede. La pedalata è ottima, il sorriso anche: in Sardegna, lui sta con Bersani e il segretario, alle 21 e qualcosa, è ben oltre un eccellente 54 per cento. Percentuale che varrebbe la vittoria al primo turno, ma l’isola non è la fotocopia dell’Italia. Sarà ballottaggio nazionale con Renzi. Il sindaco «piacione», che il consigliere regionale Chicco Porcu (sull’i-phone e sull’i-pad, in contemporanea) segue e esalta ogni volta che la fetta di torta del rottamatore mangia qualcosa agli altri. Vendola è battuto, sulla terra ferma e questo è già un «bel risultato», non da Sassari a Cagliari, ma il resto della serata si trasformerà in apoteosi per chi sta con quelli della Leopolda. Il tam tam funziona, eccome , dalle 22 alle 23. I telefoni scottano, in un via vai di annunci: ecco i dati di Carbonia centro, poi Iglesias, accavallati con quelli del Medio Campidano. C’è quasi «tutto Cagliari», Oristano? È arrivato, «Datemi Sassari... subito... Datemi Nuoro... un attimo ancora». Lo zoccolo duro del voto si forma davanti allo sguardo di Michele Piras e del suo staff vendoliano. Sel ha già gustato il piacere del miracolo Zedda (Massimo) a Cagliari, e spera in un sequel che avrebbe del clamoroso. Ci vuole pazienza, dicono dal dietro il tavolo del raccogli-voti, tutt’altro che improvvisato. Yuri Marcialis, coordinatore cittadino del Pd, fa a gara con Francesco Agus, omologo di Sel, in una sfida che è fra due giovanotti appiccicati ai videogames: le percentuali schizzano da ogni parte a metà abbondante dello scrutinio regionale. La macchina gioiosa della coalizione non s’inceppa, neanche a notte fonda, nella stanza di Franco Marras, responsabile organizzativo del partito «padrone di casa». Che ha il suo bel daffare nel tenere a bada altre correnti: rossomere, bianconere, nerazzurre e gli iscritti rossoblù, perché sulla maxi tivù scorrono gli ultimi minuti di una diversa partita. Milan-Juventus, questa sì che spacca in tre o quattro fazioni la sala. È il 95’ abbondante quando l’arbitro Rizzoli manda tutti negli spogliatoi. Vincitori e vinti della pelota si rituffano dentro le sempre più fresche schede bianche, nulle, contestate e valide. Con Piero Comandini, assessore provinciale a Cagliari, che comincia a tirar le somme: qui vince Bersani, lì è andato molto meglio Renzi, dice come se avesse sotto mano una cartina della Sardegna. I seggi in totale sono 377: mancano le bandiere, ma è facile capire in fretta il saliscendi del quintetto. Chi è infondo alla classifica, anche nell’isola è Bruno Tabacci, appena sotto l’1 per cento, doppiato da Laura Puppato. Il resto della classifica è consolidato: primo Bersani, poi un continuo testa a testa fra Renzi, in vantaggio, e Vendola. Non c’è tensione, c’è persino chi scherza sul voto di Villanovatulo: manca ancora, sarà la nostra Florida, è una delle battute in ricordo delle elezioni americane. A mezzanotte, c’è un nuovo giro di pizze e birre, con una perfetta alternanza fra fogli A4 definitivi col «totale Sardegna» e proiezioni nazionali sfornate da siti, televisioni e canali più o meno in diretta. Arrivano consiglieri regionali, provinciali e comunali: ognuno ha il suo fogliettino con la zona di competenza. Se li scambiano quasi fossero figurine Panini: celo, mi manca. Ed è così che il risultato diventerà definitivo, prima che quelli del tavolo verde, l’accumula-dati, e della stanza dei dirigenti, al secondo piano, annuncino il tabellone ufficiale. Primo Bersani, 52,6 per cento, secondo Renzi 23,5, terzo Vendola, gli altri due sono dietro anni luce, con Puppato quarta al 2,5 per cento e Tabacci quinto. Il podio di Via Emilia è uguale a quello nazionale, cambiano solo le percentuali. Il segretario nazionale non ha sfondato in Italia come gli è riuscito nell’isola, i bersaniani se lo aspettavano il secondo turno e si muovono già per conquistare quelli di Sel. Sarà ballottaggio, non ci sono più dubbi. «Allora ci vediamo domenica prossima», si dicono un con l’altro durante il rito della sigaretta «che ci voleva, non ce la facevo più».