EMIGRAZIONE. Boom di corsi di tedesco low cost: «Non riusciamo a soddisfare tutte le richieste»
Riprendono i viaggi alla ricerca di un lavoro: + 23% in un anno
Primavera ed estate 2012. Nella sede di Alfabeto del mondo iniziano ad arrivare telefonate di persone, uomini e donne di ogni età, che chiedono: «Fate corsi di tedesco?». Inizialmente sembrano richieste di informazioni normali per un'associazione di volontariato che, tra le altre attività, organizza abitualmente corsi di lingue anche per chi non si può permettersi di pagare una scuola. Ma quando le richieste si moltiplicano e non basta più un solo corso e nemmeno due e poi nemmeno tre allora risulta evidente che non si tratta più di normale amministrazione. Ma di un fenomeno nuovo che ha un nome: emigrazione. Anche perché le 80 persone che sono state ammesse ai corsi chiedono di imparare un tedesco «di sopravvivenza», cioè di avere gli elementi appena sufficienti ad andare in Germania e cercare un lavoro. Subito.
I DATI UFFICIALI E se il dato fornito dall'associazione è indicativo ma empirico, i dati del bilancio demografico del Comune forniscono un riscontro ufficiale e definitivo: se nel 2011 a lasciare la città per trasferirsi all'estero sono stati in 154 (86 maschi e 68 femmine), il trend dei primi cinque mesi dell'anno (sono gli ultimi dati disponibili) è paurosamente in aumento: più 23 per cento. E tutto fa pensare che il precipitare della crisi economica da giugno in poi abbia favorito un'accelerazione del fenomeno.
LA TESTIMONIANZA «Per tutta l'estate abbiamo ricevuto richieste di persone ma anche di intere famiglie che hanno perso il lavoro e sperano di trovare una chance fuori dall'Italia, in particolare in Germania dove si ritiene ci siano maggiori possibilità», spiega Eugenia Maxia, presidente di Alfabeto del mondo Onlus. «Abbiamo tardato ad organizzarli perché abbiamo pochi insegnanti di tedesco e non possiamo pretendere troppo, visto che sono tutti volontari e la nostra associazione non ha scopo di lucro. Non ci aspettavamo così tanta affluenza e siamo stati costretti, nonostante la moltiplicazione dei corsi, a mandar via tanta gente».
FENOMENO TRISTE Maxia non è una che si fa impressionare. Organizza corsi per il recupero di carcerati, lavora nel sociale, conosce e affronta da anni situazioni difficili. Ma racconta che poche cose l'hanno intristita più di questo ritorno all'emigrazione per necessità. «Ci siamo resi conto che stiamo dando un servizio fondamentale per molti cagliaritani disperati che se ne devono andare».
ALTRE LINGUE E se la “locomotiva d'Europa” sembra avere un ruolo da protagonista, almeno in questa fase, non sono meno richiesti i corsi di inglese, francese e spagnolo ma anche di cinese, giapponese, russo e persino albanese e rumeno. Si va ovunque, purché sia fuori dall'Italia.
Fabio Manca
LA STORIA. Ex venditore, ora cerca fortuna come ristoratore
«E io riparto da Colonia»
Ha fatto il commesso da Castangia, il venditore in alcune concessionarie d'auto, ha aperto una sua attività senza successo. Ora Rossano Argiolas, 47 anni, ha deciso di tentare la fortuna in Germania. «Vado a Colonia, qui non c'è più niente, mi rimetto in gioco. Lì ho un amico che ha un ristorante sardo. All'inizio lavorerò con lui poi appena inizierò a parlare meglio il tedesco spero di aprire un ristorante per conto mio».
Argiolas ha preso la decisione di emigrare a Colonia dopo aver visto la città, quest'estate. «Sono stato un mese lì, ho visto la realtà tedesca: una nazione dove funziona tutto, dove i servizi sono perfetti. Si vede che l'economia gira, il benessere si tocca con mano contrariamente all'Italia dove si respira pessimismo. I locali sono pieni, come i negozi, è pieno di bei ristoranti, la gente veste bene. L'atteggiamento nei confronti degli emigrati è tollerante, sono molto gentili. Ho conosciuto un'emigrata di Sassari. È la presidente di un'associazione di sardi, supportano gli emigrati. Sono stato nel loro centro, ti seguono nel disbrigo pratiche».
Argiolas in questi giorni ha iniziato a frequentare un corso di tedesco «di sopravvivenza». A Cagliari, prima di partire, imparerà a dire il suo nome e dare informazioni personali, il linguaggio dei viaggi e dell'emergenza, a chiedere un appuntamento, orientarsi per strada, fare la spesa, andare dal medico, in banca e all'ufficio postale. Una volta lì farà un altro corso. A Colonia sarà da solo: «Sarà una bella esperienza, comunque vada».
Rossano Argiolas fa qualche considerazione generale. «È grave che si torni a emigrare come 50 anni fa, è assurdo che non si possa essere messi nelle condizioni di lavorare nella propria terra. Conosco uomini di 60 anni che vanno via con mogli e figli perché qui hanno perso il lavoro e non hanno prospettive. Qui non c'è futuro». (f.ma.)
IL CASO. I fratelli Argiolas
Quattro fratelli
e la speranza
di un rilancio
Marcella Argiolas e i suoi tre fratelli hanno deciso: andranno via, in Germania. Prima proveranno ad aprire un canale solo commerciale per la loro azienda poi, forse, trasferiranno anche la produzione.
L'attività di carpenteria metallica fondata dal padre Antonio nel 1954 in via Garigliano non garantisce più guadagni sufficienti nonostante loro, flessibili e pronti a innovare, si siano evoluti e adeguati alle esigenze della clientela. Prima facevano reti metalliche per letti, ora realizzano arredamenti di interni ed esterni, lavorano il ferro e l'acciaio, collaborano con altre imprese artigiane del ferro e del legno.
MERCATO SARDO DISASTROSO «Il mercato sardo nell'ultimo anno è stato un disastro», racconta la donna che nell'azienda di famiglia - tre soci-lavoratori e tre dipendenti - fa la consulente marketing. «Per questo abbiamo scelto di guardare fuori dalla Sardegna e dall'Italia, verso Paesi che vanno a mille mentre noi ci muoviamo al rallentatore». Impareranno le lingue: inglese e tedesco, poi partiranno. «Guardiamo in particolare alla Germania perché lì c'è un'economia florida. Con un minimo di padronanza della lingua inizieremo a sondare il mercato: prima partecipando ad alcune fiere di settore, poi magari ci trasferiremo l'azienda. Faremo un passo alla volta, anche perché ora non possiamo fare grandi investimenti».
FUGA PER NECESSITÀ Cercano un mercato nuovo, ma lo fanno per necessità. «Ci mettiamo in gioco, ricominciamo, vediamo se siamo capaci di competere in altri paesi». Non sappiamo ancora in che città ci insedieremo, vedremo. La produzione, gli Argiolas, vorrebbero tenerla in Sardegna, se ce la faranno. «Vogliamo salvaguardare i nostri dipendenti, li rispettiamo perché senza il loro lavoro non potremmo realizzare nulla e nemmeno trasferisci in Germania». (f.ma.)