Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Sì alle pallonate, no ai tavolini

Fonte: L'Unione Sarda
10 dicembre 2012


Ritrovo di anziani e unico spazio giochi in centro tra auto, palazzi storici e liti

Piazza Galilei: niente gazebo sotto le vecchie querce

Niente bollicine sotto le querce. A gennaio appena acquistato il bar dai proprietari di Seulo, la signora Nives Marras sistema tavolini, sedie e ombrelloni: ha la concessione per servire all'aperto. Gli arredi li fornisce la Coca Cola ma il colore rosso e la scritta cozzano col regolamento comunale. La barista si arrende al diktat: elimina gli arredi sponsorizzati e li sostituisce con quelli formato Comune. Per tutta l'estate ha trasformato piazza Galilei in un salotto, coraggioso tentativo di dare decoro a uno spiazzo in discesa fatto di mattonelle di cemento vecchie e scassate. Ora c'è freddo, ha riportato tutto in cantina, sotto i palazzi sono ritornati grigiore e anonimato.
LA RICHIESTA Due anni fa tre gestori di attività (ristorante, gelateria e paninoteca) avevano chiesto l'autorizzazione per allestire un gazebo ciascuno. «Avrebbero portato un po' di movimento nell'unica area verde a San Benedetto», commenta Giacomo Barbera, titolare del laboratorio artigianale dei gelati. Niente da fare: anche se i commercianti erano pronti a mettere soldi di tasca, al Comune hanno fatto spallucce. Meglio il tran tran fatto di automobilisti che fanno un inutile girotondo per un posticino nelle strisce blu presidiate da quattro senegalesi scoraggiati anche loro. Oppure il giardinetto spelacchiato, realizzato al posto della fontana: delle tre palme, solo una è in piedi e anche le chicas non se la passano tanto bene. È il «vespasiano» dei cani, portati a passeggio da tutto il quartiere. Il cartello di divieto di ingresso agli animali è inutile, i bisognini non risparmiano neanche la stele con una poesia in sardo piantata dai volontari dell'Avis che ha sede davanti. Resistono le querce che in questa stagione martellano di ghiande chi si siede nelle panchine di ferro, alcune orfane di saldatura.
IL SOLE Sono tante, trenta sedili che si popolano la sera. «Di mattina - spiega Riccardo Gramignano che con la madre Anna Trudu gestisce la lavanderia in funzione da 40 anni - d'estate non ci si può stare, nel pomeriggio il sole viene coperto dai palazzi e tutto sommato si sta bene».
Ogni dopopranzo un gruppetto di mamme porta i ragazzini a giocare. E la piazza diventa un parco giochi, con problemi di convivenza. Biciclette per i più piccoli, pallone per i grandicelli che trovano spazio per non risparmiarsi nei tiri. Ne succedono di tutti i colori, stando ai resoconti. Pallonate, anziani colpiti, rimproveri e chiamate ai vigili. Che arrivano, sequestrano la palla, fanno una ramanzina, poi la restituiscono ai quasi adolescenti sfrontati e sudati.
La pace arriva con la notte. Karl Heinz Wisserman gestisce un circolo privato da otto anni, frequentato dagli amanti della cucina e della birra tedesche. «Mai nessun problema, il pubblico che frequenta il club è adulto, e tra i clienti ho tantissimi residenti».
ANNI SETTANTA Il suo è un locale di richiamo per piazza Galilei, altrimenti destinata a un anonimato triste che non merita. Da un lato incombe il palazzo Incis, un esempio di architettura razionalista degli anni Venti. Dall'altra parte una sede della Provincia, ora semivuota. A venti metri, all'ingresso di via Leopardi la storica sezione Lenin del Pci (ora Berlinguer, Pd), culla negli anni Settanta dell'eresia del Manifesto.
La facciata dello stabile ospita un'opera d'arte: il gigantesco cerchio realizzato con cocci di vetro da Rosanna Rossi. Negli anni Ottanta un mecenate (il medico Marco Lixi) commissionò l'opera alla pittrice: «Non voleva che il figlio, mi disse, si svegliasse davanti a una parete di cemento». Un palazzo d'artista, l'unico a Cagliari, e neanche un cartello che lo segnali.
Antonio Martis