Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Salis, poi un super Hargrove

Fonte: L'Unione Sarda
17 novembre 2008

Expo. Emozioni a catena nella rassegna cagliaritana: gli affascinanti Pink Floyd di Rita Marcotulli

Il musicista sardo trascina, il trombettista incanta

Emozionato, grato a una musica che lo ha strappato ad anni difficili trasformandolo col tempo in un jazzman di statura europea. Imprevedibile anche nelle parole: «In questo momento è come fare una passeggiata nudo sotto i portici di via Roma». Spiazzante Salis. Antonello. Che nella sala Congressi della Fiera di Cagliari solleva al cielo una Pietra Sonora di Pinuccio Sciola, simbolo del premio alla carriera conferitogli venerdì dagli organizzatori dell'Expo. Poi, dopo tanti applausi e qualche risata, a parlare è la musica. Aperta, senza mappe, bussole, né orologio. Onnivora per vocazione e antiretorica. Ora melodica e astratta, ora forte ed esplicita. Un universo in libera espansione, ricco di rimandi, di suggestioni che talvolta richiamano altre epoche (come nel caso di un vecchio brano degli Shadow, Apache , che il pianista-fisarmonicista pesca dall'album dei ricordi), dove tutto scorre in maniera istintiva, dove le emozioni vanno tradotte immediatamente e senza sovrastrutture. Un libero fluire di idee provenienti dalla memoria accostate senza particolari cure, sprigionate con la complicità degli altri due protagonisti della serata: Paolo Angeli, maghetto della chitarra sarda preparata, Gavino Murgia, sax soprano e voce. Preziosi nel fornire spunti, suggerire, colorare, dialogare, afferrando quando è il caso il timone scegliendo la direzione espressiva. Salis, camaleontico come sempre, si divide tra piano, fisarmonica e tastiere, inchiodando lo spettatore alla poltroncina con una prova che non risparmia energie e mette in campo ispirazione, perizia strumentale, sentimento, equilibrismi, gioco, humour e piccole trovate percussive. Ma a tenere banco nella stessa serata è anche il progetto di Rita Marcotulli, Us and theme - Noi e loro , dedicato ai Pink Floyd. Un'immersione nel songbook della celebre band che ha cambiato il corso della musica rock, affrontata con gusto e rispetto per il materiale trattato. Il linguaggio impiegato dal gruppo è un linguaggio jazzy. Niente riletture ardite o rivoluzioni copernicane che suonerebbero stonate. La pratica dell'improvvisazione lascia inalterate strutture, armonie, melodie, inserendosi con garbo e con una giusta dose di creatività adatta a trasmettere qualche piccola suggestione in più. Cambiare l'ordine rispetto alla scaletta dell'album licenziato qualche mese fa per la collana curata da L'Espresso, però non sarebbe stato male: Astronomy domine , Melodico , Cirrus minor , Money , Goodbye blue sky , Burning bridges , Saint Tropez , Set the controls for the heart of the sun e, naturalmente, Us and theme , con il pubblico che alla fine applaude con calore la band composta da Raiz, Daniele Tittarelli, Fausto Mesolella, Giovanni Tommaso, Matthew Garrison, Michele Rabbia, Joel Alluce. Dopo molti anni di assenza, la tromba luminosa e rotonda di Roy Hargrove è risuonata ieri in città più emozionante più che mai. Accompagnato da un gruppo di ottimi solisti (su tutti a spiccare è l'altista Justin Robinson), il solista di Dallas presenta anche qualche brano del recente lavoro Earfood . Il suo stile continua a rimane legato alla lezione di Clifford Brown, Lee Morgan, Art Farmer, rimbalzando da un angolo all'altro di un set che mescola dirompenza hard bop e passione, bagliori funky e fraseggi vertiginosi, splendide ballad, aromi latini, standard ultrafamosi, cura maniacale per assoli ed equilibrio complessivo. Salvo sorprese odierne, la pagina più alta del festival.
CARLO ARGIOLAS

16/11/2008