DOMENICA, 16 NOVEMBRE 2008
Pagina 39 - Cultura e Spettacoli
Shakespeare e il rock, oggi in Vetreria per raccontare le rivolte del ’77
CAGLIARI. «Hamlet Revolution», l’European Jazz Expò incontra il teatro in un singolare allestimento - regia di Mauro Mou e Giancarlo Biffi presente anche in scena con i musicisti Giampietro Guttuso, Luca Fadda e Alessandro Pintus - in cui si mette insieme Shakespeare, musica e contemporaneità, uno degli eventi speciali di questa manifestazione che crede nell’incontro tra arti diverse e contaminazione dei linguaggi. Una tragedia, il jazz e il rock per raccontare un pezzo della nostra storia recente come la rivolta di Bologna del 1977.
«È un percorso inscindibile se si vuole rappresentare un dramma che ha come epicentro il ‘77. Anno in cui la piazza diventa palcoscenico di un’intera generazione e la musica la colonna sonora su cui far correre la frenetica ed entusiasta voglia di cambiamento di un popolo “bambino”. Ecco quindi la ricerca di un teatro totale in cui recitazione, musica, canto, movimento possano dar vita ad uno spettacolo che combina in un solo flusso diverse arti. Per comprendere, per sviluppare un discorso che utilizzando i linguaggi artistici della contemporaneità sia portatore di senso e storia per l’oggi. Il teatro, d’altra parte, non può che parlare del e al presente. Tragedie antiche per riflettere sul contemporaneo, utilizzando linguaggi e suoni moderni. Nel nostro «HamletRevolution», Shakespeare scompare scalzato dall’incalzare di una storia tutta italiana: Bologna, la rivolta, il femminismo, Giorgiana Masi...»
- Amleto diventa così emblema di una generazione che dopo i fuochi degli anni Settanta va verso la fine di un sogno?
«Amleto è il pretesto per raccontare un pezzo della nostra storia recente, per raccontare una città e i suoi giovani. Amleto è il giovane obbligato dagli eventi a fare delle scelte, a schierarsi. La stessa condizione in cui si sono ritrovati molti ragazzi in quegli anni, diventati adulti nell’arco di una sola stagione.
I mesi, prima dei fatti di marzo, sono stati straordinari: sentivamo di appartenere fino in fondo a quel miscuglio d’umori, rabbie, voglie... di goliardia e disperazione cieca, d’allegria e di festa. In quei mesi Bologna si era trasformata nella città delle meraviglie, l’utopia realizzata. Poi però ci fu il morto, la reazione dura, le pietre nelle tasche...»
- L’European Jazz Expò può essere una vetrina, come la vostra produzione sembra dimostrare, anche per altre idee progetti che incrociano la musica?
«Mi pare proprio di sì. Credo che la contaminazioni fra le differenti arti sia il modello da perseguire per il futuro. Occasione straordinaria d’incontro fra artisti e anche un’intelligente modo per mettere in comunicazione desideri, esigenze e pubblici diversi».(walter porcedda)