La Confcooperative è disponibile a trattare il trasferimento delle volumetrie del rione «verde» in un’area alternativa
CAGLIARI. Su Stangioni è pronto a fare le valigie e traslocare: dalla campagne all'uscita della città tra la 554 e la Carlo Felice a un'area più vicina al centro. Su Stangioni, per la verità, come zona geografica resterà lì dove è sempre stato e dove sempre rimarrà: si spostano - sempre che si riesca a trovare un accordo con il Comune - case, laghetti e sentieri del quartiere verde rimasto finora sulla carta proposto sette anni fa da Confcooperative. La proposta era stata lanciata dal sindaco Massimo Zedda in aula consiliare rispondendo a un'interrogazione di un consigliere: perché, anche in nome del no al consumo del territorio, non trasferire il progetto in un'altra zona della città da rilanciare? Il primo cittadino aveva parlato di beni militari in fase di dismissione e ormai sulla via di Cagliari (Comune) dopo l'inevitabile passaggio alla Regione. Ma anche di beni già a disposizione del municipio di via Roma. Lo stesso sindaco aveva garantito un incontro con la cooperativa e con i proprietari che aspettano e sperano di vedere realizzato il loro progetto. La risposta all'idea lanciata dal primo cittadino è pronta: Confcooperative si presenterà nei prossimi giorni all'incontro con il Comune con una serie di proposte. Pronta anche, viste le perplessità di Zedda, a dimenticare il vecchio Su Stangioni: «Disponibili a trovare una soluzione - spiega Antonio Mattana, presidente di Federabitazione, di Confcooperative - purché questo avvenga in tempi rapidi. Insomma il nuovo piano non deve significare ripartire da zero per vedere il progetto realizzato chissà quando».
Patti chiari. Che cosa va bene e che cosa non va bene della proposta di Zedda è presto detto. No ai beni ex servitù militari in fase di trasferimento dal demanio alla Regione e poi al Comune. Aree che, per quanto prestigiose o magari con vista sul mare, non garantiscono quello che per la coop è un requisito fondamentale: velocità e sicurezza nei tempi. Che cosa invece va bene? Va bene tutto quello che è già nella disponibilità del Comune. Il progetto potrebbe anche essere diviso su due aree. Su quali Confcooperative preferisce mantenere il massimo riserbo: si giocherà a carte scoperte solo davanti al sindaco e all'assessore all'urbanistica Paolo Frau. Le caratteristiche, anche cambiando territorio, dovranno essere le stesse: bioedilizia, quartiere per tutti e prezzi delle case bassi. «Per noi vale la stessa offerta - continua Mattana - lanciata per il progetto di partenza: per superare i problemi tecnici siamo pronti a mettere a disposizione del Comune tutto il nostro staff di esperti, certi così che si possano trovare in tempi rapidi le soluzioni a tutte le eventuali difficoltà». Cemento verde che tiene in sospeso da sette anni la coop e chi ha acquistato i terreni. In ballo c'è un rione da circa 2.600 abitanti con una filosofia tutta nuova: molto verde e poco spazio per le auto. Un quartiere sulla carta e in futuro collegato con la rete della metropolitana e con le due principali arterie vicinissime, la 131 e la 554. Dotato di un centro direzionale e di attività commerciale in grado di offrire un potenziale di ottocento posti di lavoro. Non un quartiere per dormire, secondo i progettisti, ma da vivere tutto il giorno, coi servizi a disposizione degli abitanti. Vicini alla meta, ma per l'ultimo sì servono ancora il piano particolareggiato e la ratifica dell'assemblea civica. Nelle scorse settimane il prospettato cambio di programma da parte del sindaco.
Stefano Ambu