Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

La bacchetta di Soudant per Mozart e Schubert

Fonte: La Nuova Sardegna
25 novembre 2008

MARTEDÌ, 25 NOVEMBRE 2008

Pagina 38 - Cultura e Spettacoli

Venerdì e sabato a Cagliari per la stagione del Lirico






GABRIELE BALLOI

CAGLIARI. Fra Mozart e Schubert si staglia, con tutta la sua energia prometeica, l’esperienza musicale di Beethoven. Eppure, Schubert così audace e innovativo dell’Ottava (l’Incompiuta) e della Nona Sinfonia, che nelle pagine pianistiche e nell’immenso corpus dei Lieder si inventa un linguaggio così peculiare ed inedito, fu pure capace di inaspettati ripiegamenti al classicismo. Ecco perchè l’Ouverture dell’ «Alfonso und Estrella» o le musiche di scena per «Rosamunde, Fürstin von Cypern» possono accostarsi al «Concerto in do maggiore per oboe e orchestra K.314» di Mozart. Questo il programma, venerdì e sabato, per l’appuntamento della stagione del Lirico. A dirigere la compagine cagliaritana una figura di spicco come Hubert Soudant. Quale miglior bacchetta per due compositori, uno viennese e l’altro salisburghese, entrambi rappresentanti della musica “austriaca”, della quale Soudant è un appassionato. Per Mozart, sul palco Alexei Ogrintchouk, giovane oboista russo, fra i più rinomati. Lo vediamo in questo caso alle prese con il “Concerto” mozartiano, lavoro canonico per la suddivisione in tre movimenti, ma unico e raffinato come solo Mozart era in grado adoperando il gusto e lo stile musicali dell’epoca. Va detto che l’oboe non ha certo l’agilità del flauto o del clarinetto, richiede più fiato, ma Ogrintchouk possiede una sicurezza tecnica nell’emissione e nell’intonazione che gli permette di dedicarsi pienamente al fraseggio, rendendolo al meglio nelle sfumature dinamiche e agogiche, attraverso le lunghe e barocche fioriture. Soudant trova un legame ideale fra la squisita eleganza del genio di Salisburgo e la romantica classicità di Schubert. La scelta di eseguire oltre alle musiche per “Rosamunde” anche l’Ouverture dell’«Alfonso und Estrella» non è affatto casuale, giacchè quest’ultima fu in origine ouverture anche per l’altra opera. Ad ogni modo, in ambedue le pagine, il direttore olandese privilegia una chiave di lettura abbastanza pacata, quasi apollinea, che nel tessuto della partitura rivela una straordinaria consaguineità con Mozart. Certo Schubert è ben più avanti col suo linguaggio. Ma ad esempio, in «Rosamunde», laddove il pathos rimane raccolto in un’intima contemplazione, anche nelle parti affidate al coro (istruito da Fulvio Fogliazza) o nell’umbratile Romanza interpretata dal mezzosoprano Marina Comparato, Schubert sembra mettere via ogni audacia, contenendo la sua genialità in moduli più convenzionali. L’interpretazione di Soudant comunque risulta affascinante, tanto filologicamente rispettosa, quanto piena di sentimento.