Marina
I RICORDI Una targa a don Mario Cugusi che trent’anni fa operava tra rapine, topi, rifiuti e spacciatori di droga
I sacchi di spazzatura abbondavano in ogni vicolo e i topi erano grandi come conigli. I bambini di allora si divertivano a rincorrerli, e si improvvisavano turisti curiosi di conoscere quanti più dettagli del loro quartiere. Che aveva non case ma catapecchie dietro il palazzo del consiglio regionale, veri e propri venditori di strada che caratterizzavano la nomea del rione, con gli spacciatori di droga e i borseggiatori a fare da contorno al surreale spaccato di 3800 anime. Trent ’anni fa, gli abitanti di Marina vivevano diversamente rispetto a oggi. Turisti (reali) che si attardano nei tanti ristoranti o nei negozi di souvenir, o persone che passeggiano serene perchè le auto sono vietate: a raccontarlo a chi abitava nel quartiere nei primi anni ottanta – e poi si è trasferito lontano –il rischio è di non venire creduti.
Così, invece, è andata la storia del quartiere portuale, che si è sviluppato, accoglie mille stranieri (in tutta l’isola sono 30mila, l’idea è presto resa), ospita alberghi e ostelli della gioventù e, soprattutto, non è più la terra di confine dal passato. Ieri sera, nell’aula consiliare di via Roma strapiena per la targa consegnata dai consiglieri comunali a don Mario Cugusi (anima tanto religiosa quanto sociale per trent’anni di Sant’Eulalia e dell’intera Marina), i ricordi affiorano, tanti e nitidi. «Negli anni Ottanta i venditori di strada proponevano ottima burrida e bottarga, poi i vecchi abitanti sono andati via e la Marina ha perso le sue figure storiche », dice don Cugusi, ancora commosso dopo aver ricevuto la targa, «c’erano spaccio di droga e rapine, ho soccorso tanti ragazzi in overdose. Oggi il quartiere è cambiato, c’è integrazione tra cagliaritani e stranieri, io ho fatto ciò che mi sono sentito di fare».
A tributare l’opera sociale e il ruolo ricoperto fino al 2010 nel quartiere a don Cugusi, ieri, erano in tanti. «Con don Mario abbiamo messo su un teatro con i pochi soldi disponibili, abbiamo organizzato anche tante edizioni di giochi e il premio letterario città di Cagliari, durato dieci anni», dice Ignazio Gaviano. Suo fratello Sergio ha fatto il volontario coi bambini della parrocchia di Sant ’Eulalia, «giocavamo tra macerie e rifiuti, per don Mario i bimbi erano sacri, guai a toccarli. Giravamo come turisti, con binocolo e fotocamera per il quartiere, tra montagne di spazzatura e topi enormi», racconta, «abbiamo portato la musica sinfonica nella chiesa, pagando di tasca nostra, e la festa del porto dal 1996 a 2000 ha attirato migliaia di persone. Chi cucinava, chi montava i palchetti, un anno ha suonato anche la Pfm». L’attore Mario Faticoni dice con gioia che “la Marina ha accettatao la mia compagnia teatrale, grazie alla figura straordinaria di don Cugusi, lo paragono a don Milani. Lui ci ha dato uno spazio, dal 2005 al 2008 dentro la parrocchia». Ora a Sant’Eulalia c’è don Marco Lai: «Quanto seminato da don Mario continua, magari potevamo chiarirci meglio al momento del cambio, tre anni fa», riconosce il prete, «mi sento piccolino di fronte alla sua azione culturale e sociale. Cerco di portarla avanti, in un quartiere che rappresenta una sfida sempre aperta». Paolo Rapeanu