Cagliari, doppia esposizione alla Cittadella dei Musei
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Reduci dalla Biennale europea dell'Acquarello (Villa Obizzi di Albignasego, chiamati in rappresentanza della Sardegna dopo una corposa selezione), Lalla Lussu e Italo Medda presentano a Cagliari un saggio del loro lusinghiero successo internazionale. Esposizione parallela, quasi uno spigliato confronto nelle sale della Cittadella dei Musei: spazi separati - ma comunicanti - allestiti sotto la cura delle storiche dell'arte Maria Luisa Frongia e Rita Ladogana (fino al 15 dicembre, lunedì esclusi). Il titolo è semplice, “Acquarello”; ma tutt'altro che elementare il contenuto che invita il visitatore a un'attenta e felice osservazione.
Lalla Lussu parte da una suggestione di Redon: «L'arte è un fiore che sboccia liberamente fuori da ogni regola». I fiori sono un simbolo privilegiato per l'artista, che li coltiva nel suo creativo giardino non solo acquerellato. L'affascinante installazione, tra pavimenti e pareti, invita a un percorso di forme concrete e colorate: gemme, pistilli, corolle, erbe e cortecce, cromature direttamente ricavate dal fervore capriccioso di una natura ricca di forme, vita, bellezza, contesti apparentemente disordinati ma tutt'altro che sregolati.
La libertà dell'autrice è nella scelta della maestosa esteriorità delle piante, interpretate fin dallo sbocciare in tappeti di carta autenticamente tridimensionali. Sono “vive” le semenze che germogliano rilasciando filamenti naturali e offrendo l'impressione del lento sviluppo verso l'immaginaria esplosione finale. Sono otticamente tridimensionali le famiglie di fiori dai petali tutti uguali e diversi nei colori che abili velature lasciano emergere dai larghi campi bianchi. Da questi “Giardini di passaggio” traspare la scuola di Rosanna Rossi, di cui Lussu è stata allieva. Sensazione di magia, secondo Maria Luisa Frongia: magia «di un'artista che unisce al talento e alle abilità tecniche più raffinate il desiderio e la voglia di farci sognare e sperare».
Guidato da differente simbolismo, anche Italo Medda sprigiona sentimenti di libertà con l'animo rivolto all'uomo e agli insiemi della natura, che guarda con occhio d'incanto e racconta non meno magicamente. Allinea acquerelli di poetica architettura, immagini di emotiva tensione lirica, composizioni fantastiche e però mai completamente separate da riferimenti alla realtà. Vi si leggono la leggerezza e le morbide geometrie di Kandinsky, la spazialità libera e fluttuante di Mirò, di cui l'artista cagliaritano da tempo si è istintivamente appropriato aggiungendovi una sensibilità di linguaggio del tutto personale.
Le pallide tonalità - per la maggior parte permeate di un rosato con poche intermediazioni - sono quelle di un paesaggio che il colore, leggero e diffuso, ammanta rivestendo figure e conformazioni sfumate fra terra e cielo: luce atmosferica della delicata intensità di certi tramonti. Medda va oltre la realtà senza entrare nell'astratto, partendo dalla razionalità per approdare a un surrealismo d'intensa spiritualità. Sentimentalmente onirici anche gli acquerelli con marcata gradazione di tinta: campiture di ridotte dimensioni sulle quali sembrano vagolare in libertà simboli sottratti alla cultura pop. Con l'immancabile mezzaluna rossa che sigilla il suo raffinato impegno creativo.
Mauro Manunza