Letteratura in giallo, incontro con l’autore italo-francese Gli incontri nel carcere coi detenuti e il reading all’Adriano
di Daniela Paba
CAGLIARI
Scrittore di noir, giornalista,saggista e traduttore, in Francia, dei nostri giallisti, Serge Quadruppani è protagonista assoluto nel turbine di iniziative di Marina Café Noir. Felice d'essere la mattina in un carcere e la sera in uno spazio, l'Adriano, che è stato teatro del dopolavoro ferroviario. Ha incontrato i detenuti di Buoncammino tre volte, ha introdotto il reading dedicato ai suoi ultimi titoli – “Saturno”, “La politica della paura”, “La rivoluzione delle api “- partecipando ai dibattiti con l'ironia del narratore e la lucidità del vecchio anarchico. Parlando dell’esperienza a Buoncammino racconta che gli è capitato almeno una decina di volte di andare in carcere per degli incontri, ma questa è stata la più bella. «Ho incontrato gente preparata –dice – e mi è piaciuto come hanno usato il libro di Bonvissuto scrivendo cose molto belle. Persone che hanno storie dure e tormentate, un'intensità che ho vissuto raramente. Uno di loro, che è stato in isolamento, ha scritto un racconto che parlava del chiasso e del silenzio, del chiasso che c'è nel silenzio. E stamattina ha letto un testo sui morti di Lampedusa: lui, un sardo, si sente solidale con i migranti. Ho pensato questo è l'inizio della vera civiltà. Forse hanno fatto cose riprovevoli ma hanno un'umanità che possiamo invidiare». Cosa ha raccontato loro? «Abbiamo discusso della scrittura. La letteratura aiuta a capire la realtà non più dei giornali ma in modo complementare. Ci sono cose che i giornalisti non possono dire perché si devono attenere ai fatti, invece noi scrittori possiamo parlare dell'immaginario e dell'inconscio che fanno parte della realtà. Se vogliamo capire l'Ottocento dobbiamo leggere Balzac. Ci sono due tipi di gialli, quelli di Agata Christie dove ci sono due vecchie signore che stanno bevendo il the, poi cade un corpo sul tavolo e bisogna, al più presto, sapere chi lo ha ammazzato, perchè così possiamo riprendere a bere tranquillamente. E' il giallo classico. Poi c'è il noir dove forse non si riesce a capire chi è davvero l'omicida, ma la cosa importante è il perché è stato ammazzato, in quale ambiente ed atmosfera». Nel suo blog (“Les contrées magnifiques”) polemizza con chi liquida il movimento dei forconi come fascista. «In tutto il pianeta ci sono movimenti strani, mescolati. Penso a quello che sta succedendo in Ucraina o in Thailandia.
La vecchia politica non ce la fa più a governare. Il vero potere è nell'industria della sicurezza, nell'agroalimentare, in quella farmaceutica, del petrolio, del nucleare, nella finanza e la politica deve obbedire ai diktat di poteri più grandi. In questo stato di cose la vita della gente si è più impoverita. Coi forconi ci sono i miei nemici ma anche ragazzi precari, parti dell'estrema sinistra. In questo momento le mutazioni più auspicabili e terrificanti sono possibili. Siamo alla fine di un ciclo storico di trecento anni. Ma qualcosa di nuovo uscirà, la lotta è perchè esca qualcosa di meglio. Guardo ai ragazzi che dicono “siamo sempre stati antifascisti, antirazzisti ma vogliamo continuare a lottare con la gente”. Forse si sbagliano ma hanno la volontà di trovare altre vie. Mi sento vicino alle lotte per il territorio come quelle in Val di Susa che ci sono anche in Francia. Lottando con la gente si cerca un senso del collettivo. Questa è per me la speranza. Ma non vuol dire che bisogna essere violenti: le scosse più grandi degli ultimi decenni sono il Sessantotto, la caduta del muro di Berlino e le insurrezioni arabe che non sono state violente. Penso che ci vorrà una rivoluzione, ma non ho la sfera di cristallo». “Cosa c’è di tutto questo in “Saturno”? «Ho provato a far sentire quali sono le potenze che stanno manipolando le nostre vite. La storia è stata scritta poco dopo la crisi dei “suprime” nel 2008. Come dicevo prima in questo romanzo alla fine non si sa chi materialemente ha compiuto il crimine. Alla fine, come nella vita, il mandante è il capitalismo».