Berlusconi apre la campagna elettorale: sicuro di vincere
Una spallata, uno scossone, quello che il popolo azzurro stava aspettando. Silvio Berlusconi ha preso di petto il primo appuntamento con la campagna elettorale per le regionali di febbraio e ha trascinato sul palco della Fiera il candidato del centrodestra: «Ugo Cappellacci farà bene, si metterà al servizio dei sardi, questo è l'uomo giusto per governare». Auguri, Ugo, ha gridato il capo del governo, «e andate in giro a convertire gli scettici». In scena la prima, grande assemblea popolare del centrodestra, e primo bagno di folla per Berlusconi e Cappellacci, quest'ultimo ancora troppo emozionato per vestire i panni del trascinatore di folle, ma sta studiando e si vede: «Grazie, grazie, grazie», all'inizio il Prescelto lo ripete dieci volte, scosso dall'immagine che ha davanti, migliaia di persone festanti, le bandiere, il calore che sognava. Alla fine, lasciato il premier all'aeroporto di Elmas, l'adrenalina lo riporta al lavoro sulle liste: «È stata una giornata che chiunque sogna, questo affetto mi dà la spinta giusta per partire». Cappellacci chiude le impressioni di una sera con un annuncio, atteso: «Il prefetto Antonio Pitea è la mia prima scelta nel listino». Nelle orecchie, il frastuono di sette, ottomila persone che hanno risposto - non solo idealmente - alla convention del candidato rivale: «Ci sarebbe voluta una sala più grande», queste le prime parole di Berlusconi, colpito anche lui dall'entusiasmo. E dalla gente: il centrodestra ha scelto un enorme capannone, il centrosinistra aveva preferito non rischiare puntando sul palacongressi sempre all'interno della Fiera.
I SALUTI La giornata del premier era cominciata alle 10.45, con il decollo da Ciampino. Berlusconi ha viaggiato con il suo braccio destro Valentino Valentini, i parlamentari Romano Comincioli, Piero Testoni e Mauro Pili e il ministro Paolo Bonaiuti. Il gruppo, insieme a Cappellacci e al sindaco Emilio Floris, dopo l'aterraggio ha raggiunto il seminario di via Cogoni dove, in attesa, c'era l'arcivescovo Giuseppe Mani. Qui, Berlusconi, Cappellacci e il primate della chiesa sarda hanno parlato per quasi un'ora: la scuola, il Papa, le scelte di politica estera, questi i temi. Pochi minuti prima delle 13, il gruppo è arrivato al T Hotel, dove il premier ha pranzato (maccheroni al pomodoro e frutta cotta) insieme ai suoi collaboratori, prima di dedicarsi alla preparazione della serata alla Fiera. Berlusconi ha visto anche Pitea, “benedicendo” la sua candidatura.
BAGNO DI FOLLA Dalle 15.30, le prime file del padiglione E della Fiera (il più grande) sono già piene. Martellante la successione degli inni, sparati a tutto volume in perfetto stile concerto rock. Alle 17.20, l'arrivo del premier e del candidato alla Regione, con la sala piena e la gente che cerca di trovare posto ai lati. Ha organizzato tutto Ada Lai, manager del Comune, vicinissima al candidato e al sindaco: «Ci sono 5 mila sedie, ma tanti non trovano posto». Berlusconi prende la scena e presenta Cappellacci: «L'uomo giusto, ha una bella famiglia, non è un politico di professione, è una persona concreta, conosce le difficoltà di chi lavora. Ed è un sardo doc». Il premier, prima di lasciare lo spazio al candidato, ricorda il suo amore per la Sardegna, una terra «bellissima in ogni momento dell'anno». E Cappellacci «proporrà una giunta di uomini del fare», che abrogherà «tutte le norme e i veti della giunta Soru». Già, il rivale: «Soru al comando», grida il premier, «ha isolato e impoverito i sardi, la sinistra ha recintato questa Isola mentre io ne sono innamorato: vorremmo trasformarla nella più grande oasi ambientale del Mediterraneo».
GLI STUDENTI «Fuori i soldi per l'università». Dieci minuti dopo l'inizio del suo primo discorso, Berlusconi è stato interrotto da alcuni studenti che contestavano la politica del governo sugli atenei. Con un piccolo striscione fra le mani, i ragazzi hanno conquistato il punto più alto del padiglione (la torretta delle telecamere) e da lì hanno fermato per alcuni minuti la manifestazione. La polizia e il servizio d'ordine hanno interrotto il blitz e il Cavaliere ha potuto replicare: «Avete visto cosa è successo, ecco perché questi altri non debbono prevalere mai». Prima, negli attimi in cui stava arrivando il corteo delle auto col premier, si erano verificati scontri tra agenti delle forze dell'ordine e un gruppetto di manifestanti, probabilmente gli stessi che sono poi riusciti a entrare.
IL CANDIDATO «Gli ho consigliato di scriversi tutto», così Berlusconi, mentre cedeva il microfono a Cappellacci. Discorso d'emozione, il primo da candidato a Cagliari, con inevitabili riferimenti personali: «Mio padre, mio nonno, mio bisnonno, tutti erano sardi, così come il padre di mia moglie, Carlo Meloni, uno dei diciotto che nel 1945 riscrisse lo Statuto». La campagna: «Sarà breve e intensa, questa terra deve ricominciare a sorridere». La Sardegna: «Qui c'è un popolo che vuole affrontare il futuro insieme a chi governa». Il rivale: «Soru ha ridotto male la regione, si respira tristezza, grigiore, non c'è più rispetto della gente. Il mio sfidante non sta pensando alla Sardegna e ai problemi dei sardi, ma alla sua carriera politica». Le elezioni: «Il voto è importante, convincete tutti ad andare a votare, noi possiamo davvero decidere di cambiare». Il programma: «È quasi pronto il piano straordinario per uscire dall'emergenza, le famiglie vivono in uno stato di povertà inaccettabile». Le cifre: «Ci sono 190 mila sardi che non hanno uno stipendio. Noi puntiamo a realizzare almeno 100 mila posti di lavoro». I punti forti: «Lo sviluppo, l'inpresa, il territorio». Con i sindaci di nuovo protagonisti: qui, il saluto a Emilio Floris ha fatto salire la temperatura della convention, documento fedele di quanto il sindaco “pesi” in questa corsa.
L'ARRIVEDERCI Il presidente del Consiglio tornerà sabato in Sardegna, probabilmente a Nuoro ma non ci sono conferme. Berlusconi ha ricordato più volte gli accordi stretti fra il suo governo «e la giunta di Mauro Pili: riprenderemo presto tutte quelle infrastrutture programmate da noi e bloccate da Prodi e Soru». Diversi gli accenni al lavoro di Pili, sulle strade soprattutto, e dopo aver ricordato «le cose buone fatte dal mio governo», ha rivelato quel è il suo sogno: «Far sedere allo stesso tavolo Usa e Russia, Obama, Hillary Clinton, Putin e Medvedev, perché riprenda il dialogo fra queste potenze». Intanto, c'è una campagna elettorale da giocare all'attacco.
ENRICO PILIA
11/01/2009