Musica. In scena al Teatro Lirico un capolavoro interpretato dall'Orchestra con misura appassionata
Sobrio e intenso, Rilling dirige Haendel a Cagliari
Alzi la mano chi non conosce l' Hallelujah o non ne sappia canticchiare le prime note. Tutti, ma proprio tutti, lo ricordano. Ma Haendel non è solo l' Hallelujah . E il Messiah , che con l' Hallelujah conclude la sua seconda parte, è un oratorio di raffinatissima e geniale struttura. Un capolavoro di lungo corso, che nei secoli ha conosciuto diverse letture interpretative e che lo stesso Haendel presentò in versioni rimaneggiate. Come spesso capita il confronto con un'opera, sulla quale in tanti, specialisti di musica barocca e non, hanno già avuto qualcosa da dire, non è proprio agevole. Ma il coraggio delle proprie opinioni non manca a Helmuth Rilling che venerdì ha guidato l'Orchestra e il Coro del Teatro Lirico di Cagliari in una splendida e personalissima interpretazione del Messiah .
Settantacinque anni, tra i massimi esperti bachiani e barocchi degli ultimi decenni, Helmuth Rilling parte dal confronto dialettico con la musica di Bach e degli altri autori contemporanei. Giunge così ad un'interpretazione di Haendel, e del Messiah , priva di tutte quelle sovrastrutture trionfalistiche e celebrative che bene o male l'opinione comune associa a quest'opera, arrivando ad affrontare la partitura con naturalezza e pertinenza stilistica.
Oratorio in tre parti, il Messiah ripercorre, attraverso passi tratti dal librettista Charles Jennens dalla versione anglicana delle Sacre Scritture, prima l'annunciazione del Messia e la sua infanzia, poi la Passione per la redenzione dell'umanità, sino alla celebrazione del trionfo della vita sulla morte. Da parte sua Haendel scrisse la musica con la sua solita velocità: iniziò il 22 agosto 1741 e 24 giorni dopo la strumentazione della partitura era completa.
Seguendo lo spirito più autentico della musica sacra, a Cagliari la narrazione è ricondotta alla sua funzione di racconto della storia di Gesù. Anche i tempi seguono il respiro dei versi, privi di ogni forzatura meramente tesa all'effetto. L'insieme è così un'interpretazione asciutta, antiretorica, straordinariamente viva. Un merito particolare in questo si ritagliano i solisti: il soprano Laura Albino, il contralto Sara Mingardo, il tenore Thomas Cooley e il basso Gábor Bretz. E naturalmente l'Orchestra di Cagliari, che regge l'intricato ordito strumentale in cui spicca la voce squillante delle trombe. Posto d'onore è poi per il coro, protagonista con i contrappunti e i complicati costrutti delle architetture vocali che portano sino all' Hallelujah .
Arie, recitativi e sinfonie si alternano, si inframmezzano ai cori, imbastendo un grandioso affresco di suoni. Dove trionfano contrappunti e gorgheggi, tensioni che si sciolgono in una serena maestosità. Anche l' Hallelujah non vuole stupire con faville, si impone con discrezione e toni morbidi, con fluidità di fraseggio.
Da parte sua Helmuth Rilling dirige con minuziosa cura e attenzione, a memoria, la complessa partitura. Minuto e ricurvo, si affida al lavorio instancabile delle mani, e intesse un'interpretazione di grande pathos che non si preoccupa di calcare la mano sugli effetti grandiosi e spettacolari, quanto di elaborare una sorta di introspezione, riuscendo a parlare all'anima e ai sentimenti.
GRECA PIRAS
25/01/2009