Il personaggio. Le peripezie per il nuovo impianto: prima il flirt con i Ds, poi la candidatura con Mauro Pili
L'amicizia con Mariano Delogu e la società con la Lega coop: tutti i mix di impresa e politica
Talvolta, il Presidente nella sua conquista dello stadio, assomiglia all'Inter di un tempo. Quello al quale mancava sempre un centimetro per fare il grande passo. Una lunga marcia finora infruttuosa, che comincia nel Duemila. Il sindaco è Mariano Delogu, che della squadra - da vice e da presidente - ha vissuto in prima persona i fasti. Lo stadio, però, mostra già crepe, nonostante i restauri di “Italia '90”, pagati con molte lire - 24 miliardi - piovuti dalla casse statali, spalancate per l'euforia Mundial. Massimo Cellino e Don Mariano sono anche amici, le partite le vedono insieme appollaiati in quella scaramantica postazione a ridosso delle scalette d'uscita. Ma il progetto non decolla mai, complice il Governo che prima promette una legge per cedere ai club privati stadi vecchi e nuovi - oggi tutti in mano pubblica - ma poi non vara mai nessuna riforma.
CELLINO PERÒ è di pasta dura e non lo scuoci facilmente. Delogu va in Parlamento, in via Roma piomba il commissario prefettizio (Renzo Maniscalco) e l'amministrazione diventa ordinaria. Niente salti, solo gestione quotidiana, piccoli passi. E di stadio non si parla più. Nuove elezioni e in Municipio ecco Emilio Floris. Il Presidente intanto gioca a tutto campo. Da buon fantasista, dribbla Cagliari e contatta il Comune di Assemini, all'epoca governato dall'Ulivo. Partecipa alle riunioni locali dei Ds, butta là l'idea di trasformare Asseminello nel nuovo stadio destinato a ospitare i rossoblù. La curva a sinistra stimola i pettegolezzi. Si parla di Cellino candidato con Renato Soru, che nel 2004 si affaccia alla politica regionale. Con i diessini e dintorni il rapporto non è malaccio, anzi. tanto che per dare via libera alla trasformazione della sua vecchia semoleria in campus universitario, Cellino crea una società con dentro la Lega delle Coop. Ma il Compagno Cellino dura poco, il fantasista dribbla ancora la difesa intera. Sul nuovo stadio, il Comune riflette ed ecco che il Presidente all'improvviso appare al fianco di Mauro Pili: primo, dopo il candidato presidente, nel listino Cdl per le regionali. I maligni dicono che avendo bussato invano da Emilio Floris, il patron del Cagliari abbia avuto garanzie da Pili del tipo “se sbanchiamo la Regione, avrai l'ok per il sant'Elia bis” e il patron rossoblù non riesce a sedersi sullo scranno da onorevole. Il voto però premia gli altri. Soru è un ciclone, sbaraglia gli avversari ma non si può dire che travolga Cellino: dalle maglie del Cagliari sparisce lo sponsor “Terra Sarda”, pagato col pubblico denaro, anomalia del calcio italiano, e campeggia il logo di Tiscali. In Consiglio regionale qualcuno protesta, soprattutto dai banchi della destra, ma il caso è complesso: di fronte agli elettori che spesso anche tifosi sono, toccare la squadra non è buona politica per chi ambisce a essere rieletto. Al Comune, Cellino porta solo un plastico, mai un progetto e lo stadio si ferma. Nasce così l'idea di Quartu. Sembra cosa fatta, fino a ieri: il Presidente parla a Radio Anch'io ed è di nuovo mischia. Il fantasista è fermo a centrocampo.¦ MA. M.