Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Pil procapite, l’isola è agli ultimi posti Occupazione: -7,5%

Fonte: La Nuova Sardegna
10 febbraio 2015

Report Istat: si allarga la forbice Pil tra Centro-Nord e Sud
Cgil attacca: «Non basta un ministero per il Mezzogiorno»


ROMA Un lavoratore dipendente in tasca si ritrova poco più della metà del valore della sua prestazione. Il resto se ne va infatti in tasse, tra imposte e contributi a suo carico e quelli pagati dal datore. Ecco che se il costo del lavoro è pari a 30mila e 953 euro, quello che diventa retribuzione netta si ferma al 53,3% del totale. A prescindere dal prelievo fiscale, in fatto di reddito lordo, uno su quattro in Italia è sotto i diecimila euro, una percentuale che sfora il 40% se si guarda solo agli autonomi. I conti dell’Istat, l’Istituto di statistica, risalgono al 2012, ma ormai ci troviamo di fronte a una sorta di costanti. Rispetto al passato a cambiare è solo qualche decimale. E spesso i piccoli aggiustamenti non fanno altro che inasprire vecchi tratti. La Sardegna esce a pezzi dai dati dell’Istat. La provincia del Medio-Campidano, è la più povera in Italia, con il più basso valore aggiunto pro capite a livello nazionale: 12 mila euro per abitante contro una media nazionale pari a 24, 2 mila euro/abitante. In questa speciale graduatoria tutte le province sarde sono collocate sotto la media nazionale: Olbia al 69 posto, Cagliari al 70 Sassari 77 , Nuoro 87 , Oristano 92 , Ogliastra al 96.mo, Carbonia- Iglesias (104.mo posto) e, in ultima posizione, Medio- Campidano al posto 110. «La Sardegna - sottolinea la Cisl – ha registrato nel biennio una delle più ampie cadute dell’occupazione (-7,5%) immediatamente dopo la Calabria (-8,1%) e il Molise (-8,0%). Anche il comparto dei servizi del commercio, ricettivi, dei trasporti, poste e comunicazioni registra contributi negativi molto marcati ( oltre due punti percentuali in valore assoluto). Il Pil per abitante nel 2013 è stato pari nell’isola a 18,8 mila euro contro la media nazionale di 26,7 mila euro, 15 mila euro in meno rispetto al Pil del Nord-Ovest e 11 mila euro in meno rispetto a quanto registrato nel Centro Italia. L’Istat riconosce che le famiglie che vivono di attività indipendenti hanno un minor carico fiscale, ciò anche a causa, spiega, di contribuenti minimi o altre agevolazioni. Aiuti che ad esempio si fanno sentire anche su chi ha figli, al contrario risulterebbero penalizzati i single (la tipologia familiare più tartassata). Se si mette da parte il nodo tasse e si guarda ai redditi lordi le diversità non si affievoliscono. Basti pensare che la percentuale di autonomi sotto i 15mila euro annui supera il 55%, mentre per i subordinati è del 39%. L’Istat non fa che certificare situazioni note e non solo a livello di mondo del lavoro ma anche, soprattutto, guardando alle condizioni economiche del Paese, che nel 2013 si ritrova con un Pil pro-capite nel Mezzogiorno (17.200 euro annui) pari a circa la metà di quello del Centro Nord (31.700 euro). «I dati diffusi dall’Istat fotografano gli effetti drammatici di sei anni di crisi e evidenziano ancora una volta il baratro esistente tra Nord e Sud del Paese. È necessario intervenire con strumenti e politiche concrete: gli annunci e la nascita di un ministero per il Mezzogiorno non sono sufficienti». Così il segretario confederale della Cgil Gianna Fracassi commenta i dati dell’Istituto di statistica sul Pil pro capite nel 2013, da cui emerge che il Prodotto interno lordo per abitante nel Sud Italia è inferiore del 45,8 per cento rispetto a quello del Centro-Nord.