Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

“Colorpietra”, terre e sabbia per il giardino zen di Ottonello

Fonte: La Nuova Sardegna
20 marzo 2015

Exmà

 


di Daniela Paba wCAGLIARI Di pietra e di sole, l'ultima tavolozza di Antonello Ottonello, torna nel Sulcis delle miniere per comporre sabbie, scisti, quarzi in un mosaico di paesaggi. In questo senso la mostra “Colorpietra”, visibile all'ExMa' fino al prossimo 12 aprile (dalle 9 alle 20, tranne il lunedì) rappresenta l'approdo di una ricerca iniziata nel 1993 con Ingurtosu e proseguita negli anni con “Valigie e Camicie”. E siccome la luce è colore nella Sala delle Volte, completamente bianca, le opere di Ottonello si dispongono sulle pareti come geometrie pure, circolari e quadrate. Ognuna di esse accoglie un paesaggio elementare, bruno di terra e sabbia, nel quale si dispongono scaglie di rocce, più spesso scisti dai colori stratificati, per disegnare muri e montagne, sui quali si affaccia il biancore di una mezzaluna o un piccolo cane di terracotta. Paesaggi e creature, ma anche geometrie astratte, costruite con la materia che si trova in natura, quasi a dare ordine, linearità e purezza di segno al caos del paesaggio naturale. Lo sguardo si sofferma sulle ruggini e le nervature, esaltate dagli sfondi sabbiosi; sui rossi e sull'ocra che dividono lo spazio circolare come una cerniera cosmica, o rompono la diagonale di un rettangolo come una voragine o un abisso. Il pensiero corre alle vene terrestri, alle stratificazioni geologiche, alle architetture umane e primitive, alle visioni aeree. Ma anche a quella passione - comune a tutti, e soprattutto ai bambini - per leggere le forme delle pietre, raccoglierle e conservarle, magari sott'acqua per restituire loro la brillantezza dei cromatismi, la preziosità dei cristalli. Per questo la sala è tagliata a metà da un muro divisorio dove si posano civeddas e cornici metalliche piene d'acqua, sul fondo di ciascuna un nuovo paesaggio, un nuovo cosmo, una nuova istantanea sui mondi. Nei fondali colorati come tessuti, nei tagli delle pietre a mosaico, si leggono boccioli rossi e gialli, artigli d'avorio che indicano la luna nera, forme abbandonate come natura morta o fossili preistorici pronti a rianimarsi. Antonello Ottonello riporta nella dimensione pittorica di “Colorpietra” l'amore dichiarato da una vita per l'arte povera, il gusto per la tridimendionalità, per l'installazione. Solo che stavolta lo riduce in dimensioni da giardino zen.