Classica
A ccade di essere pervasi da un desiderio di infinito e spiritualità. Accade nei periodi cupi della vita. Quando le risposte umane ai più profondi enigmi esistenziali possono apparire inadeguate o insufficienti. E il sacro diventa rincuorante rifugio.
Così è successo anche al Lirico di Cagliari in occasione del secondo appuntamento con la Stagione Concertistica. Pagine interpretate da Orchestra e Coro diretti da Sebastiano Rolli, con il soprano Angela Nisi e il basso Sergio Vitale. Un programma interessante e complesso. Accolto però con meno entusiasmo, rispetto al precedente cajkovskijano, a giudicare dalla minore affluenza di pubblico.
La serata si è aperta con il Requiem di Fauré. Che, nella sua versione ultima per grande orchestra, frutto di svariati ampliamenti, mantiene comunque la natura intimistica. Rolli si rivela un direttore capace, dal gesto fluido e preciso. Nonostante l'esecuzione appaia talvolta carente nel rendere eteree le tinte, legate all'idea di “requiem aeternam”, inteso quasi come dolce abbandono. Ma è con la scrittura verdiana, densa di intenso lirismo e chiaroscuri, dei Quattro Pezzi Sacri, nella seconda parte del concerto, che emergono più chiaramente le potenzialità espressive delle compagini. Che si evidenziano i forti contrasti di una partitura, in cui l'intensità del sentire è resa in maniera vigorosa quanto drammatica.
Luisa Sclocchis