Gli orchestrali
Quelli a tempo indeterminato sono 221, ovvero 70 orchestrali, 59 coristi, 50 fra elettricisti, macchinisti e costumisti, 40 amministrativi. Altri 120 hanno contratti a termine. Sono i dipendenti del Teatro lirico di Cagliari.
Il sindaco Massimo Zedda, presidente della Fondazione, riservò loro un trattamento sferzante il 20 ottobre 2012. Loro protestavano per la nomina di Marcella Crivellenti; lui, prendendo la parola a Cagliari prima del comizio del segretario nazionale di Sinistra ecologia e libertà, Nichi Vendola, disse: «La mia solidarietà va ai lavoratori dell'Energit, ai precari del comune, agli operai dell'Alcoa», dice Zedda. Non a loro. Poco prima, aveva definito il Lirico «uno dei maggiori centri di potere in ambito locale e regionale, soprattutto per le dimensioni della spesa e la possibilità di assunzioni discrezionali».
Ma, in generale, in Italia aleggia una cattiva reputazione, attorno alla figura degli orchestrali. La vicenda dell'Opera di Roma che ha portato alle dimissioni di Riccardo Muti e Micha von Hoecke e le polemiche su indennità frac, umidità e video non hanno aiutato.
Ma sono poi così privilegiati, questi orchestrali? Prendiamo il caso di un musicista del Lirico: è stato assunto più che trentenne dopo aver superato una severissima selezione e vent'anni di studio, anche all'estero; impegna strumenti musicali di sua proprietà costati decine di migliaia di euro; porta a casa circa 2.000 euro, di cui circa 200 per i contestati acconti sui futuri miglioramenti (soldi che potrebbero dover essere restituiti)». Molti o pochi, per lavorare - letteralmente - sotto i riflettori? (m. n.)