I rappresentanti dell'intero settore in cerca di una soluzione un mese prima dell'avvio ufficiale
I colpevoli li chiamano promozioni o offerte esclusive , gli onesti - sempre meno - saldi sottobanco. A un mese dalla partenza ufficiale, la discussione sui ribassi di fine stagione è aperta. Cammina in quel che resta delle vie tradizionali dello shopping cittadino, fa lo slalom tra cantieri, divide l'opinione pubblica, e pure i commercianti. Nel frattempo i soliti noti iniziano a mettere in pratica vere strategie di marketing studiate a tavolino.
LE STRATEGIE Il messaggino inviato al cellulare è attualmente il canale preferito per spingere agli acquisti senza attendere l'inizio stabilito dalla legge, e pure le mail si difendono bene. Ma è l'impatto visivo che stupisce. Formule fantasiose e un tripudio di bollini colorati, dalle vetrine la parola saldi è bandita, si ripiega su prezzi leggeri , grandi occasioni , affari imperdibili : i fautori della politica del ribasso peccano in fatto di rispetto delle norme, ma quanto a fantasia non gli si può dir nulla. Certo è che di file pazienti all'ingresso dei negozi non se ne vedono da un pezzo. «Attualmente le leggi sui saldi non sono eque né vengono rispettate», polemizza Roberto Bolognese, presidente provinciale della Confesercenti. «Le grandi catene continuano a fare quello che vogliono, protetti da benevole disattenzioni di chi dovrebbe vigilare. Alla fine chi ci rimette è sempre chi attende diligentemente la partenza ufficiale, ma è impensabile andare avanti così», sentenzia. «Il mercato è drogato dai centri commerciali, le pene dovrebbero essere modificate e commisurate in base alla grandezza dell'attività. Oggi questo non capita».
DIBATTITO I tempi sono cambiati: l'invenduto trabocca con prepotenza dai magazzini, gli scaffali restano quasi intatti mentre le mezze stagioni sembrano sempre più un ricordo del passato. Non avranno più il potere di rimettere in moto registratori di cassa fermi da tempo, ma continuano a far discutere. I saldi hanno ancora ragione di esistere? , è il tema della tavola rotonda andata in scena ieri pomeriggio, al Lazzaretto di Sant'Elia. Confronto aperto tra associazioni di categoria, dei consumatori e la Regione. Davide Marcello, presidente regionale Fismo, Federazione italiana settore moda, seicento iscritti in Sardegna, 250 a Cagliari e provincia, si presenta armato di una sentenza del Tar del Lazio. «nel 2004 si è pronunciato sanzionando una grossa catena per aver fatto partire gli sconti nei quaranta giorni precedenti al via ufficiale», racconta. «A Cagliari capita di continuo, eppure nessuno interviene», osserva. «È da otto stagioni che chiediamo - senza successo - di far applicare le leggi a tutti. Purtroppo senza alcun successo».
SOLUZIONE LONTANA I nostalgici amanti del rito puntano l'indice contro la crisi, dipingendo un mercato stravolto dalla deregulation. Ma guai a parlare di liberalizzazione. «Non farebbe altro che uccidere i piccoli commercianti», sentenzia Marco Sulis, presidente regionale della Confesercenti. La soluzione migliore, a suo avviso, sarebbe spostare le date. «Oggi più che aiutare il commercio lo danneggiano, quelli invernali sono troppo vicini al Natale, quelli estivi andrebbero posticipati». Roberto Manzoni, presidente nazionale Fismo, non ha dubbi: «Se fatti bene sono una grande opportunità, sia per gli imprenditori che per i consumatori». Poi si scontra con la realtà: «Per come si presentano attualmente sono una presa in giro, l'ideale sarebbe farli partire dal 21 gennaio». Giuliano Frau, presidente regionale dell'Adoc, li difende, ma a patto che «vengano governati e vigilati». Parola a Francesco Morandi, assessore regionale al Commercio, Turismo e Artigianato: «I saldi non sono un dogma, non sono fondamentali per l'esistenza del mercato. Bisogna capire qual è la loro utilità. Se sono utili si mantengono, in caso contrario si cancellano. In mezzo ci sono le forme intermedie, è qui che si gioca la sfida». La soluzione non arriva, il dibattito resta aperto.
Sara Marci