Il vivaismo della Sardegna non è stato cancellato dalla furia del vento o da un'improvvisa calamità naturale ma da decisioni incaute degli uomini del nostro tempo.
di Fulvio Tocco
Sulle decisioni importanti, per evitare salti nel buio, è necessario leggere le esigenze del territorio, delle imprese e dei cittadini.
Le riforme hanno un senso quando producono benefici di gestione e migliorano la condizione socio economica dei cittadini. Le riforme decise per riempire i calendari dell'azione di chi pro tempore governa, senza una precisa lettura delle esigenze dei territori amministrati, sono risultate ingannevoli e controproducenti per l'economia e l'occupazione locale. Questo è successo sulla questione delle province della Sardegna attraverso una campagna mediatica fatta ben percepire ai cittadini, ignari dei costi veri degli enti intermedi, e sulla riforma degli Enti Agricoli nata per semplificare e migliorare la funzione di questi al servizio dell'agricoltura e dell'economia della Sardegna. Due riforme incomplete e due flop annunciati. Con la prima si sono indebolite le aree rurali e creato caos a catena a danno dei territori, delle imprese e dei cittadini. Con la seconda si è tentato di fare una riforma e poi la politica si è disinteressata. L'esempio più eclatante riguarda la cancellazione del vivaismo delle piante arboree da frutto. Un' attività che ha funzione essenziale per la valorizzazione delle biodiversità, delle maestranze specializzate e per la diffusione della frutticoltura da reddito. Con la riforma incompiuta degli Enti Agricoli è stata cancellata una ultradecennale esperienza in campo ortofrutticolo senza che detta attività sia stata assorbita e traferita alle imprese private. Risultato che le strutture a suo tempo realizzate, son rimaste vuote, con i campi delle piante madri ridotti ai minimi termini e le maestranze specializzate non hanno potuto trasferire i loro saperi alle nuove generazioni. Il vivaismo della Sardegna non è stato cancellato dalla furia del vento o da un'improvvisa calamità naturale. E' stato soppresso per non aver saputo leggere gli interessi dei territori. Animati dal fare le riforme, a tutti i costi, è stata eliminata l'attività vivaistica del Consorzio per la Frutticoltura che svolgeva un'azione fondamentale per l'agricoltura. Ora le piantine da frutto sono importate dai vivai nazionali. In poche parole, in nome delle riforme, è stato irresponsabilmente cancellato il vivaismo isolano.
A distanza di anni, il giorno 15 di maggio 2015, durante la Giornata di Studio del Florovivaismo in Sardegna, svoltasi nella sala della Fondazione del Banco di Sardegna, il professor Giuseppe Pulina, ex Direttore Generale di Agris, parlando con estrema franchezza, ha riconosciuto l'errore che a suo tempo è stato commesso cancellando l'attività vivaistica. Pulina, che attualmente ricopre un altro importante incarico, ha ricordato la questione della riforma incompiuta degli Enti agricoli per evitare che in futuro si compiano errori della stessa natura. Le riforme hanno un senso se sono generatrici di nuove opportunità di sviluppo altrimenti, come è stato già sperimentato, sono produttrici di caos e povertà. Leggendo con attenzione le esigenze dello sviluppo economico si evince che, prima di tutto, abbiamo un forte bisogno di un'azione straordinaria finalizzata alla incentivazione delle attività produttive per fronteggiare la dipendenza dai mercati esterni che stanno soffocando l'economia isolana. La massiccia importazione delle granaglie per alimentare il patrimonio zootecnico lo conferma. La vera riforma deve riguardare la coltivazione totale delle campagne.