Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Roberto Bolle è divo e divino

Fonte: L'Unione Sarda
20 luglio 2015

L'evento Strepitoso successo, al Teatro Lirico di Cagliari, per lo spettacolo della stella della danza

Caldi applausi (e poi i fans lo inseguono per strada)

D ue spettacoli in uno. Quello di Bolle and Friends, ricco di classe e di umori diversi, e quello del pubblico. Col primo che rispetto al passato introduce elementi nuovi: video, 3d, scanner, e col secondo che ai soliti applausi (Bolle torna a Cagliari per la quinta volta), aggiunge un elemento sempre più invasivo: il telefonino spara foto. Crivellati di colpi tutti: il danseur noble, il ballerino italiano più famoso al mondo, ma anche i suoi sette magnifici compagni di questo nuovo tour. Uniche luci nel buio pesto di un teatro da tutto esaurito, i cellulari e i tablet hanno colpito a lungo, timidamente durante lo spettacolo (era vietato), spudoratamente alla fine, quando gli artisti sono usciti per l'ultimo saluto, prestandosi poi a formare una sorta di piramide umana.
Il finale definitivo all'uscita di via Cao di San Marco. Una dogana per tutti. Per lui di più. Coinvolto in un mare di selfie, sottoposto al rito dell'autografo, raggiunto da appassionati quanto sommessi commenti, Bolle si avvia a piedi verso il THotel, inseguito da una frotta indomita di bollerini. Stazione dopo stazione, selfie dopo selfie, autografo dopo autografo. Stravolto dalla fatica e dall'afa, eppure sempre disposto a un sorriso. Del resto, sa di essere un divo del pop. E se a Cagliari, città da lui scelta per questa nuova tornata del suo tour, dopo Los Angeles, è stato affettuosamente accolto in due serate da oltre 3200 spettatori, pensate a quanti lo aspettano ora all'Arena di Verona, a Caracalla, a Pompei per questo “Viaggio nella bellezza” promosso da Artedanza, e inserito a Cagliari nella stagione del Lirico.
Il dio greco entra in scena alle nove, accolto dal primo di una lunga serie di applausi che faranno da insistente contrappunto allo spettacolo. Fragorosi per Bolle, ma anche per Melissa Hamilton, Hikaru Kobayashi, Federico Bonelli ed Eric Underwood, del Royal Ballet di Londra, Aleksander Riabko dell'Hamburg Ballet, Nicoletta Manni e Claudio Coviello del Teatro alla Scala. Un viaggio, il loro, che è un alternarsi continuo di paesaggi diversi. Di epoche, stili, musiche, coreografie, stati d'animo. Uguale resta la classe straordinaria di tutti i protagonisti.
Bolle non si fa attendere. Ed è subito “Excelsior”: un tributo all'Expo con il grande ballo della tradizione italiana fondato sull'idea del progresso, così forte nella società di fine Ottocento. È il trionfo della Luce sull'Oscurantismo, quello affidato al pas de deux di Bolle e Nicoletta Manni. Un omaggio all'Italia, a Milano, alla Scala. E non poteva che essere così. Il dopo è una deviazione continua. Un cambio di scena totale, con le atmosfere liquide di “Tryst”, Hamilton e Underwood splendidi interpreti della coreografia di Christopher Wheeldon. Ed è “Passage”, (coreografia di Marco Pelle), tutto per Bolle. Sul video di Fabrizio Ferri, autore anche delle musiche, il ballerino corre a perdifiato in un deserto metropolitano segnato dalla pioggia. Sul palco, con tutta la sua fisicità, ancora lui, angosciato, vede scorrere le immagini della sua solitudine, la speranza fallita di un amore, cristallizzato alla fine in una sorta di emozionante Pietà contemporanea.
Dall'angoscia dei paesaggi urbani alla favola. Ed ecco allora tre celebri pas de deux: i virtuosismi della “Bella Addormentata” (Kobayashi-Bonelli), il romanticismo di “Romeo e Giulietta” (Hamilton-Bolle), l'eleganza del “Lago dei cigni” (Manni -Coviello). Un delirio di applausi.
Il resto è un susseguirsi di emozioni: con l'intensa, fulminante “Rhapsody”, su coreografie di Frederik Ashton e musiche di Rachmaninov (Kobayashi-Bonelli); l'inquietante “Qualia” di Wayne McGregor (Hamilton-Underwood), il travolgente “Opus 100” für Maurice, di John Neumeier per i 70 anni di Béjart. Un omaggio all'amicizia maschile: appassionato scanzonato, sensuale. Con le musiche di Simon & Garfunkel (“Old Friends” e la splendida “Bridge Over Troubled Water”) e l'incontro-scontro tra Bolle, Riabko e una sedia.
A chiudere, l'Italia di oggi. “Prototype” di Massimiliano Volpini è un apologo sull'umanità e sulla danza, che da Accademia diventa emozione pura. Sul video in 3D scorrono le immagini di un automa (sempre lui!) dominato da equazioni geometriche e dal freddo glossario della danza classica. Dove fouetté, grand jeté, grand developpé e arabesques segnano il binario da seguire, e la libertà espressiva del ballerino, non più automa, prende finalmente il sopravvento. È l'antiaccademia, è il personale percorso di crescita di Bolle, è la splendida irrequietudine dell'umanità. Più dolente di quella cantata da “Excelsior” ma certamente più stimolante.
Maria Paola Masala