C hiudere gli occhi e abbandonarsi totalmente alla musica. Tornare all'importanza dell'essenza in un mondo in cui a prevalere è l'apparenza. Non dire più “vado a vedere un concerto”. La musica si ascolta, non si guarda. Dalla musica ci si lascia emozionare, trasportare nel suo universo sonoro. Questo il credo della pianista Monica Leone, erede della scuola pianistica napoletana di Vincenzo Vitale (come Riccardo Muti, Michele Campanella e Bruno Canino). Questo ciò che potrete sperimentare in occasione del suo concerto, stasera alle 20.30 al Massimo di Cagliari - Sala MiniMax. Eseguirà per la Stagione Concertistica 2015 degli Amici della Musica un recital che spazia da Schumann a Liszt.
Pianismo romantico.
«Il periodo che più mi appartiene è quello barocco, ma ho eseguito tanta musica romantica. L'autore che più amo dopo Bach è Schumann. La sua poetica è molto semplice nella sua complessità e molto complessa nella sua semplicità. Il suo è uno sguardo al mondo, puro, innocente e sognatore, di cui è intrisa ogni nota. La sua una leggerezza non dei contenuti ma dell'animo, di chi ha saputo coltivare fino alla fine la capacità di sognare».
Interpretazione, cosa fa la differenza?
«La mia idea è piuttosto severa. L'interpretazione va al di là di ciò che è scritto e ha a che fare con la cultura in senso ampio: noi siamo mediatori del segno grafico. Oggi impera l'esibizionismo; l'eccessiva importanza attribuita all'immagine non permette di concentrarsi sulla musica. Benedetti Michelangeli non si agitava sulla tastiera, stava quasi immobile, poteva apparire freddo ma la sua interpretazione non lo era affatto».
Luisa Sclocchis