Protetti da speculazioni i siti culturali e di salvaguardia ambientale. Interdetti nell’isola decine di chilometri quadrati
di Pier Giorgio Pinna
Niente più torri del vento. Divieto totale di centrali eoliche su parchi, siti storici, aree archeologiche e dintorni. Vincoli rigidissimi in parecchie altre zone: quasi tutte le coste. Contro speculazioni e ombre di mafia sul business delle rinnovabili la giunta Pigliaru vara la mappa di salvaguardia. Regime che proteggerà centinaia di zone delicatissime. «Zone da difendere anche per il volo degli uccelli, soprattutto migratori», dicono amministratori regionali e naturalisti.
Limiti e restrizioni. Così, grazie alla rete di tutela appena resa pubblica, le grandi pale che oggi vediamo un po’ ovunque diventano off limits in decine di chilometri quadrati. Ora c’è infatti una cartografia: per la prima volta si stabilisce territorio per territorio dove gli impianti potranno venire costruiti e dove invece saranno vietati.
Premesse. E che fine faranno le centrali per le quali è stata chiesta ma non ancora ottenuta l’autorizzazione finale? «Resteranno al palo», commenta un tecnico, con malcelata ironia, negli uffici della Regione. Sì, perché negli ultimi tempi si era scatenata una corsa da Far West per piantare pale da 50-60 metri d’altezza dappertutto, persino in siti che avrebbero meritato protezione assoluta.
In versi. “Chi su chelu fit in terra l'haiant serradu puru”. Tradotto: “Se il cielo fosse sulla terra, avrebbero recintato pure quello”. Così, nell’Ottocento, il poeta sardo Melchiorre Murenu aveva voluto condannare senz’appello la frenesia dalla quale erano stati presi i nobili, i borghesi e i pochi alfabetizzati dell’epoca alla pubblicazione dell’Editto delle chiudende, una serie di norme che in Sardegna aveva consentito di trasformare in private moltissime superfici sino ad allora pubbliche o comunitarie. A distanza di quasi due secoli, quel che il poeta di Macomer aveva solo potuto ipotizzare ha rischiato di trasformarsi in realtà. «Almeno finché non abbiamo adottato questi provvedimenti c’era davvero chi nell’isola voleva impossessarsi pure del cielo», commentano adesso diversi esponenti politici del centrosinistra dalle forti sensibilità ambientaliste.
Delimitazioni. Chiaro, quindi, il segnale lanciato da Cagliari. Sì alle fonti energetiche alternative. Ma solamente fino a quando non invadono siti nuragici, oasi marine, complessi storici e monumentali. In questi casi, per i progetti dei Signori del vento e dei loro seguaci, varrà un principio invalicabile: la non idoneità. Insomma: gli imprenditori seri, così come i loro colleghi che pensano solo ad arricchirsi con i certificati verdi e a far cassa sui residui incentivi per le rinnovabili, sapranno in anticipo dove si potrà costruire. E si regoleranno di conseguenza.
Dettagli ed esclusioni. Nessun problema per l’eolico invece nelle aree industriali, comprese quelle dismesse da tempo. Via libera anche a interventi nei porti ma dove ci sono infrastrutture adeguate a ospitare questo genere d’impianti.
Consultazione pubblica. Comunque sino a tutto ottobre - com’è stato fatto per altri casi - è previsto un periodo di ascolto: gruppi privati, amministratori locali, associazioni, cittadini potranno fornire suggerimenti e proporre modifiche ai programmi della Regione. Il sito è www.sardegnapartecipa.it. Tutti, in definitiva, potranno dire la loro. Flavio
Carboni e i suoi presunti complici nella maxi-truffa sull’eolico progettata nell’isola sono avvertiti. Così come gli imputati siciliani della Wind Connection in salsa sarda. Ma una cosa è certa: nessuno d’ora in poi potrà neppure sognare di recintare il cielo.